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E con essi si slanda
     Ratto in mezzo ai nemici:
     Ei temerario assale
     208Il condottier possente.

Il conoscon dall’elmo
     Ch’ha le penne dell’aquila,
     E dall’aurato scudo
     212Coll’orribile drago.

Incomincia l’atroce
     Ineguale conflitto;
     Già l’impavida turba
     216Cinge l’esperto duce.

Tutti, sprezzando i colpi
     Del cavaliere accorto,
     L’incalzano con cieca
     220Rabbia, che sempre cresce.

Lui, piagato alla gola
     L’ajutador cavallo,
     D’un fendente anco piaga
     224Il cavalier crollante:

E alfin, benché di sangue
     Ricoperto, rïesce
     A staccar dal destriero
     228Il prigioniero duce.

Tosto il grido rimbomba:
     Vittoria! e d’una all’altra
     Falange si ripete.
     232Fugge lo stuol nemico.

Ha sulla fronte Arato
     Profonda ampia ferita,
     Ma non mortal. Da questo
     236Dì si chiama l’Eroe.

L’Apso dall’onde ratte,
     Ove finì la guerra,
     Altre sue gesta vide
     240Più generose ancora.

Era nell’oste greca
     Un de’ duci, da’ suoi
     Odiato, perchè umano
     244I prigionier trattava.

Anch’ei nella tremenda
     Pugna, che in rosso tinse
     D’Apso le rapid’onde,
     248Combattè da leone.

Ma, al fine della zuffa,
     Il valoroso duce
     Fu da freccia nemica
     252Nella gamba ferito.

L’oste greca vittoria
     Sanguinolente ottenne,
     Il rovesciato Trace
     256Colla fuga salvossi.

Scorge Arato nel mezzo
     Al fuggitivo stuolo
     Quel duce che seguiva
     260Un cavaliero a stento.

Vede ancora, che questi
     Coll’inuman flagello
     Stimola i lenti passi
     264Del prigionier ferito.

Bollegli d’ira il core.
     «Andiam», grida, «o fratelli.
     A strappar dalle mani
     268D’un masnadiero il duce!»

È seguito da pochi,
     E dai più biasimato.
     Ratto, quale baleno,
     272I fuggitivi giunge.

Ha liberato il duce.
     «Ecco,» gli disse, «il mio
     Destrier, va, giungi i nostri!
     276Me salverà la spada.» —