Essi li porteranno
Due volte: oggi, nel giorno
Delle nozze gioconde,
64E — nell’andar sotterra.
Sta la sposa fregiata
Al par d’una regina,
Tutta d’oro coperta;
68Non men somiglia un’ombra.
Appoggiata sul braccio
Del fratel, va alla cena,
Ove sedono in cerchio
72Amici e consanguinei.
Si diffonde crescendo
Un giocondo bisbiglio,
E le torce odorose
76Illuminan la scena.
Dall’azzurro palagio
O dalle nebulose
Momentanee lor tende
80Guardano giù le stelle.
Ed i monti vicini,
Ch’ora sembran più neri,
Mandano i lor profumi
84In sull’ale de’ venti.
Già decrescon le faci,
E gl’istromenti tacciono;
Quando cantor straniero
88Ver la mensa s’avanza.
Giovane, ma con lunga
E chioma e barba e veste
Di Tracia, un liuto in mano,
92Stassi ed un cenno aspetta.
«Salve, salve, o cantore
Dalle terre straniere,
(Gridano cento voci)
96Vieni e la festa allegra!»
La numerosa turba
Intorno a lui fa cerchio:
Ei nell’ombra si tiene
100Dai convivi lontano.
Cibi squisiti e vino
Gli son posti dinanzi:
Ne gusta e quindi ei tosto
104Sveglia del liuto il suono.
Tutti ascoltano muti
I melodiosi accenti;
Ora al liuto marita
108Egli la chiara voce:
«D’Epiro ai gioghi alpini,
Nella più bella valle,
U’ la Tiamide fredda
112Ha fra scogli la cuna:
Onde, limpid’ed ampio
Già fiumicel nascendo,
Quale covone argenteo,
116S’alza all’aria fischiando;
Poi ombrosissime bagna
Selve amate e temute,
Di fantasmi dimora
120E d’usignuol canori.
Là in capanna non sua
Nacque da moribonda
E vedovella madre
124Orfanello gentile.
Non immemor del padre,
Che nell’oscura selva
Solo privò di vita
128Un dì tre lupi orrendi,
I villanelli veggono
Con indicibil gaudio
Il modesto fanciullo
132Frequentar la lor prole.