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Esce dal sacro tempio
     Coreso. Egli un istante
     La mirò, ed avvamparne
     52D’amor sentissi ’l core.

Con istento Coreso
     Adempì i sacri riti;
     Che novizio il cor serve
     56Due Numi; Bacco e Amore.

Il terzo giorno ei disse
     A Calliroe tremando:
     «Sole del cor, dell’alma,
     60Deh, non sprezzar mio amore!»

Arrossisce Calliroe,
     La parola le manca:
     Alla superba piace
     64Del bel giovin la scelta.

Ma sen vola coll’aura
     Mattinal quell’affetto:
     «Egli ’l suo Nume adori:
     68Un vero amor m’è noja.»

A Coreso pervenne
     Il detto, e ’l cor gli riempie
     D’alto dolor. Ma il Nume
     72Vuol punire l’offesa.

Con furibondo piede
     Pesta le ricche viti:
     «Senza vino saranno,
     76Al mio culto rubelli!»

Della città la speme
     Per quell’anno spario.
     Consultaro Dodona,
     80Onde placare il Dio.

«Rifiorirà la vite,
     Quando il rio capo cada
     O vittima spontanea
     84Dall’acciar di Coreso.»

La risposta di Giove
     Giunta, gridano tutti:
     «Muoja l’altera vergine
     88Alla festa di Bacco.»

Orba de’ genitori,
     La tremante fanciulla
     Mira, se a lei d’intorno
     92Cor pietoso non trovi.

A lei d’intorno stanno
     Quei giovanetti stessi
     Che le dissero spesso:
     96«Più di mia vita t’amo!»

Ma sono indifferenti
     Or tutti al di lei pianto...
     Annunziano le trombe
     100Già la fatale festa.

Essa, di senso priva,
     Giace nelle tremanti
     Braccia delle compagne,
     104Che l’adornan di nastri...

Tu dunque, audace turba,
     La destini alla morte?
     Tu del tuo sangue prodiga
     108Nelle crude battaglie,

Per acquistar la gloria,
     Che qual un lampo passa,
     Lo risparmi, potendo
     112Comprare eterno amore?

Che, pria che’l sacro ferro
     Tocchi te, la vedrai,
     D’immenso amore accesa
     116Nelle braccia caderti;

D’or innanzi fuggendo
     Ogni adunanza, e al pari
     D’un Nume t’adorando,
     120A te sarà soggetta...