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studio. Parea quasi che prevedesse quanto breve fosse il tempo accordatole per istudiare il creato, e che sapesse che non poteva aspettare le nozioni che una ad una ci si presentano nel volger di molti anni, poichè essa le indagava senza posa in ogni parte dello scibile umano. Bene spesso accadeva che nel corso delle sue lezioni interrompesse il maestro con una domanda che, estranea a ciò che trattavasi, apparteneva a materia di gravissimo interesse. Di fatti un giorno, inopinatamente richiese al suo precettore se conoscesse il Paradiso. Quegli rimase alquanto imbarazzato a così strana richiesta: ma avvezzo da lungo tempo a simili digressioni, e sapendo che non si potea con lei uscir d’impaccio con una semplice risposta evasiva, risolvé soddisfare alla sua curiosità per quanto il potea, e richiamate alla memoria le descrizioni fattene da Virgilio, Dante e Klopstok, le mostrò il quadro brillante del Paradiso che dovean produrre i colori soavissimi di que’ grandi poeti. Elisabetta ne ascoltò ogni frase, stette lunga pezza meditando, e quindi con impeto proruppe: «E bene, se Iddio mi dà vita, io pure descriverò il Paradiso.» All’età di quattordici anni incominciò il suo Poema, e sfortunatamente quell’abbozzo non si rinvenne fra le sue carte.

All’età di dodici anni incominciò lo studio della lingua latina, ed ecco il motivo che ve la indusse. Il sacerdote che tanto beneficava la madre sua, fu per lei l’oggetto costante di una vivissima riconoscenza. In generale il cuor suo era ricco di affetto per tutti coloro che tentavano alleviare la dolorosa esistenza della madre, e che aiutavanla negli studi di lei. Conoscendo quanto il signor Abramof amasse, direi quasi esclusivamente, l’antica letteratura, pensò che gli riuscirebbe oltremodo grato, se il dì del suo nome ella potesse felicitarlo in latino: e ciò bastò ad indurla ad imparare quella lingua. Questo proponimento di una giovine fanciulla di dodici anni, e la sua perseveranza nell’eseguirlo ne dà la misura della sua forza morale. Nel breve corso di qualche mese, secondata dal metodo del signor Grossheinrich, potè leggere Cornelio Nepote e le lettere di Cicerone. Il suo scopo fu conseguito, e poté indirizzare al suo benefattore, il dì