Su strati di smeraldo.
Da quell’alpino giogo
Ravvisai con piacere
Il mare Alcïonéo 1145Talmente, che pareami
Averlo sotto ai piedi
E poterlo chinandomi
Toccare colla mano.
Scorgo all’opposto lato 1150Tra i magici vapori
Di lontananza incerta
Il più distante Euripo
Colle spiaggie renose.,
Che mi sembra superbo 1155Gran bacino d’argento
Con il lembo dorato.
Ammirava con somma
Emozione i dintorni,
E stentava d’imprimere 1160Alla mente, nemica
Dell’oblio, ogni soggetto;
Quand’ecco un sacerdote
Delle Muse m’accosta
E così mi favella: 1165«Giudicando dal zelo
Con che tutte le cose
Circonvicine osservi,
Anche tu consacrasti
Il fiore dell’etade 1170Al culto delle Muse.
Si compiace l’etade
Canuta a dar consigli,
E ’l giovane, avveduto
Li medita e li siegue. 1175Se tu aspiri al favore
Delle Muse divine,
Alle Grazie sagrifica.
Vedi quanti sentieri
Al sublime conducono 1180Tempio delle Camene;
Ma al tempio delle Grazie
Tutti concorron pria.
Sol udendo la voce
Lusinghiera di cieca 1185Ambizione, parecchi
Tentaro andar, schivando
Il tempio delle Grazie,
Dritto a quel delle Muse,
Là, lungo quelle rupi, 1190Camminando sull’orlo
Di smisurati abissi.
E le grida stridenti
Di popolare applauso,
In lor la cieca e stolta 1195Temeritade accrebbe.
Ma finor niun di loro
Riuscì. Di qui scorgere
Il cenotafio puoi
Dell’ultimo, che fece 1200Quest’infelice saggio,
Gloria e vita perdendo.
Giovin d’alta speranza,
De’ compagni il modello,
Ma d’alterigia pieno, 1205Ei ci chiamava schiavi,
Paurosi a smarrirsi
Dalle strade battute,
E mai seguir non volle
Le eterne ed invariabili 1210Orme della Natura
Bramando imporle leggi.
Ma nel suo folle ardire,
Ei medesmo parea
Uno schiavo, che, i ceppi 1215Sconciamente spezzati,
È forza dappertutto
Trarne una parte seco.
Come un tempo l’incauta
Prole Dedalea nome 1220Diede al mar, così nome
Egli impose a quel rivo1