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     Questo infuriato assale
     890L’usurpatrice molle
     L’onde ognor risospinte,
     Rapidamente s’alzano
     E forman quasi un lago.
     Ma irrequïete l’acque,
     895Corrodendo la base
     Dell’abborrito monte,
     Ecco l’han perforato.
     D’ora in ora allargando
     Vassi l’angusta uscita;
     900Ella già imita in grosso
     D’un grand’arco la volta;
     Ancora un mese o due,
     E ’l fiume, vincitore
     In un ultimo assalto,
     905La colossale massa
     Rovinare farà.
     Dispettoso poi seco
     Voltoloni gli avanzi
     Strascinerà nel mare.»
910«Ora che ’l sol ne scocca
     Le ardenti sue saette,»
     Il condottier mi disse,
     «Su via, straniero, andiamo
     Dall’ospitale vecchio,
     915Tal si chiama, del monte.
     Piegando a destra, subito
     Staracci innanzi agli occhi
     L’umile capannuccia,
     Ricoperta di paglia
     920E di pietre pesanti
     Per esserle difesa
     Contro l’Eolea prole...
     Ascolta! già la selva
     Del muggito risuona
     925Delle sue sparse vacche,
     Ed ecco a rupe in cima
     Le sue capre, che d’erba
     Pasconsi scarsa e rara,
     Ma di squisito odore.
     930Ristoreratti il latte,
     E le sugose frutta
     Che ne offrirà quel veglio
     E la parca sua mensa,
     Il so, verrà condita
     935D’un qualche suo racconto
     Ch’ecciterà per certo
     O tua curiositade
     O la tua viva gioja.»
     Finite ch’ebbe appena
     940Quest’ultime parole,
     Che ci vediamo intorno
     Con l’ilare vecchietto
     Parte di sua felice
     Numerosa famiglia.
945Vicino alla capanna
     È un placido laureto.
     Appiè d’uom efligiato
     In atto pensieroso,
     Così lessi nel marmo:
     950«Da poveri parenti
     Io nacqui, ed invecchiai
     In umile capanna;
     In aurea regia tomba
     Or riverita dorme
     955La mia mortale spoglia,
     In premio del favore
     Ch’accordârmi le Muse.
     È Pindaro il mio nome,
     E mia fama si stende
     960Sino ai confin dell’Orbe.»
Preso ch’avem congedo
     Dall ospitale veglio,
     Egli indicocci strada
     Più breve inver que’ tempj,
     965Che da lontan ci apparvero.
     Passata folta selva,
     E saliti due colli,
     Onde l’ultimo tutta
     La vallea signoreggia,
     970Che’ divide dai tempj,
     L’inferiore vedemmo
     Sovra un aprico poggio.