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     Ardiria con parole
     Questa vista sublime,
     Quando del sol la luce
     220A pieno la percuote?
     Quai verdeggianti piani,
     Ove a cespugli sorgono
     Amaranti e vïole,
     Fioralisi e mughetti,
     225Che, non dandosi posa,
     Nascono in ogni luna,
     Innaffiati da cento
     Ruscelletti che scendono
     Con grato mormorio
     230Da bianchissime rupi.
     Rischiarati dall’astro,
     Ei sembran bionde treccie
     Ai zeffiri disciolte,
     Che a folleggianti Ninfe,
     235Or or dal bagno uscite,
     Sino ai piedi discendono.
     Quando entri nella valle,
     Giace dal manco lato
     All’ombra di parecchi
     240Colimbiferi arbusti,
     Un isolato sasso
     Di rozzo, informe, eppure
     Non inameno aspetto.
     Vedemmo appiè del sasso
     245Un giovine pastore
     Ed una verginella
     Dalle vezzose forme,
     Ch’or cantavano insieme,
     Or a vicenda i carmi,
     250Che l’invisibil prole
     De’ monti poi ripete.
     Le lor mandre frattanto
     Erravano pascendo
     Nella feconda valle,
     255Ora seguite ed ora
     Precedute dal fido
     E vigilante cane
     Intrepido e mai sempre
     Alla difesa pronto.
     260Dissemi il condottiero,
     Che la vezzosa valle
     Ha nome di Museo.
Poscia che lungo tratto
     Di sentier percorremmo
     265In via stretta e sull’orlo
     Di spaventoso abisso!
     Entrammo in selva ombrosa
     Che rispettò la scure,
     Ove lieti trovammo
     270E freschezza e riposo.
     Quale d’austro il mugghiare
     Che vie più va crescendo,
     Udiam cupo fragore
     Qual d’alta cateratta.
     275Acceleriamo il passo
     Tra l’ombre negre e fredde
     Dell’antica foresta:
     Ella subito s’apre,
     Ed attonito veggio
     280Lo scoglio più grandioso
     Che mai formò Natura!
     Dal torreggiante capo,
     Come da straripante
     Spazioso etereo lago,
     285Precipitansi cento
     E cento ruscelletti
     Che, sulle gigantesche
     Spalle sue serpeggiando,
     Formano mille e mille
     290Cascatelle vezzose,
     E dall’immesa rupe
     Alla radice scesi,
     Dan principio a due fiumi
     Che in ampio letto, muti
     295Seguono opposta via.
     Scavò Natura in seno
     A quel solido scoglio
     Profondissima grotta:
     Arte ne fece un tempio
     300Con leggiadre colonne;