Pagina:Kulmann - Saggi poetici.djvu/195

IL CUSTODE DEL TEMPIO


E LA CINGALLEGRA


Il Custode

Appena fa ritorno
     La dolce primavera,
     Cacciando il fosco verno;
     Appena la foresta
     5S’orna di nuove foglie;
     Che già col canto tuo
     Empì le vicinanze,
     E fissandoti in questo
     Bosco alla Diva sacro,
     10Dall’apparir dell’alba
     Al tramontar del sole,
     Il cantar tuo prosegui.
     Di’, non t’è mai venuto
     In mente, che nojosa
     15Tu divenir potessi
     Alfine all’alma Dea?

La Cingallegra

Or tu, d’invidia degno
     Custode delle stanze
     All’alta Diva sacre,
     20Abbi di me pietade,
     E non aumenta il mio
     Spavento con rampogne!
     Le ultime cingallegre
     Che fra noi ritornaro,
     25Narrarci il fiero e crudo
     Disastro ch’alla fine
     Dell’autunno mandovvi
     L’irato Re de’ Numi.
     Esse disser, che l’onde
     30Del mare straripato
     Con tremendo fragore
     Battevano le mura
     Anche di questo tempio;
     Dissero, che dovunque
     35Giri lo sguardo, udiansi
     Gemiti ed alte grida,
     E si vedean le tracce
     D’eccidio senza pari.

Mesta torno più ratta,
     40Precedendo di molto
     La stagione e le suore;
     Ma non vegge vestigio
     Di così gran disastro.
     Miro i campi, dovunque
     45Giro l’occhio, coperti
     D’uberifera messe,
     E la città reale
     E i vicini casali
     In istato felice,
     50Quali furo dinanzi.

A tal vista, di’, caro,
     Chi fra noi potria mai
     Starsene silenzioso?
     Tutta l’alma m’inonda
     55Indicibile gioja,
     E canto perch’è forza
     Cantare: bulicando