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LA FESTA
«A me ne vieni, o ospite,
Già da gran tempo, mio!
Collo stranier ben giungi
Che ne invïar gli Dei!
5Or la festa incomincia:
Senza frappor dimora,
Io al tempio di Elisa
Scorta sarovvi in mezzo
Al bosco a lei sacrato.»
10Uom che in la valle alberga
Sì disse allo straniero
Che lo stranier guidava.
E in un benigno e pronto
Allo stranier rivolto
15Così parlò: «Gli Dei
Gioiscon, quando l’uomo
Con grato core onora
E fra i paterni Lari
Accoglie quei che il resero
20Co’ beneficj lieto.
Così dagli avi nostri
Fu posta in questo tempio
L’immagine d’Elisa
Con i sacri attributi
25Dell’alma, all’uomo fausta
Cerere, e ’n grato dono
Le primizie le offriano
Delle mature messi....
Ecco già l’armonioso
30Coro principia l’inno.»
Nelle dorate stanze
Dell’Olimpo beato
Regna ben spesso il pianto,
Qual regna sotto il tetto
35Del misero mortal.
Nè lo splendor dell’ostro,
Nè le affollate feste,
Nè scelti amici ponno
Madre de’ figli orbata
40Nel suo dolor frenar.
Al di lei sguardo appare
La rubiconda aurora
In negro velo avvolta,
Del sorridente sole
45L’addio la fa tremar.
Sol della notte l’atre
Tenebre le son grate,
E ’l sepolcral silenzio
Dell’Universo intero,
50Che rispetta il suo duol.
Nei sogni e nelle veglie
A lei dinanzi ognora
Sta l’ombra della prole,
Che le sorride e brama
55L’affanno suo placar.