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dire, che ne suoi racconti non v’era nulla di reale, e che dovea vergognarsi d’occuparsi di cose così frivole. Allora ritirata in un angolo della camera, la vedevi meditabonda piangere in silenzio quelle sue belle fantastiche creazioni, distrutte o rovesciate così crudelmente.

La giovine Elisabetta era dotata di una memoria meravigliosa, facoltà che si scorgeva ne’ suoi straordinari progressi nello studio delle lingue. Non solamente si ricordava poi sempre di ciò che avea imparato ne libri o nel conversare con quelli che l’avvicinavano; ma poteva ben anche descrivere con esattezza le più deboli differenze e i più minuti dettagli degli oggetti che avea una sola volta rimarcati. Un giorno il padrone della casa che ella abitava, parlò dinanzi a lei, con sua madre, intorno a un foglio che tenea fra le mani, e sortì per chiuderlo. Tre anni dopo, lo stesso padron di casa, avendo bisogno di quel documento, lo ricercò lungo tempo senza trovarlo. Giudicandolo smarrito, venne dalla signora Kulmann onde parteciparle quel disgraziato contrattempo. Elisabetta che per caso era ivi presente, gli si avvicina dicendo: «Voi parlate senza dubbio, o signore, di quel foglio che avete portato nel vostro gabinetto, e che avete rinchiuso in un piccolo cassettino del vostro armadio, alla man destra della porta. È scorso già gran tempo, mi deste un fiore, e vi prevenni che perdevate un bottone, e parlaste ad un legnajuolo dandogli degli ordini che non capiva.» V’aggiunse altri dettagli, ed il foglio si ritrovò appunto dove essa lo avea indicato.

La madre di Elisabetta avea lo spirito coltivato, parlava benissimo il tedesco e il russo, avea letto assaissimo, ed avea colla giornaliera esperienza acquistate moltissime cognizioni: ma però erano insufficienti per educare una fanciulla quale Elisabetta, che voleva o saper tutto, o spiegar tutto a suo modo. Per compire questo importante peso, la fortuna sorrise alla signora Kulmann. Il suo marito era stato amicissimo di uno straniero bavarese di nascita, educato in una delle Università della Germania e profondo filologo, scienza della quale si è costantemente occupato con una perseveranza tanto più ammirabile