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     1070Senza cemento alcuno.
     Ei ride degli uniti
     Sforzi distruggitori
     Degli elementi ed anni.
     Qui le vezzose barche
     1075Giungon la spiaggia lieta,
     Il giugnere temendo
     Della veloce notte.
Sulle cerulee vette
     Del delfico Parnasso,
     1080Siede Sovran del mondo
     Il vespertino sole
     In manto di diamante.
     A’ suoi piedi si stende
     Sull’onde chete chete
     1085Del silenzioso lago
     Ricchissimo tappeto
     Di topazi tessuto
     E di cangianti opale.
Sul lido aquilonare
     1090Del lago, or rischiarate
     Dai moribondi rai
     Momentanei dell’astro,
     Di Copa a Febo cara,
     D’Etta e d’Almon le mura
     1095Brillano quali immensi
     Rottami di ters’auro;
     Ed il sassoso monte,
     Che dietro a loro sorge
     Fra verdeggianti colli,
     1100Sembra celeste muro
     Che crollando rimase
     Sospeso sulle cime
     D’un incantato bosco.
Ma apparve e poi spario
     1105L’incantatrice scena:
     Già l’Alba vespertina
     Campi e colli ricopre
     Con rugiadoso velo.
     Già sulle cime Eubee
     1110La mesta Notte appare,
     Nelle braccia tenendo
     La minornata prole:
     Poco fa, la diletta
     Figlia brillava ancora
     1115Di tutto lo splendore
     Di gioventù fiorita,
     De’bmortali fissando
     L’ammiratore sguardo;
     Ora di giorno in giorno
     1120Ella visibilmente
     Diviene meno e meno,
     Già le sta l’atra Morte
     Minacciosa alle spalle.
Odesi nel silenzio
     1125Della serena notte,
     Quale lontano tuono,
     Qui l’incessante e sordo
     Scoppio del vasto lago,
     Cui l’onde, riserrandosi,
     1130Piombano in un profondo
     Abisso spaventoso,
     Ch’uom misurar non puote.
Spettacolo imponente!
     Nel ciel sereno e sparso
     1135Sol qua e là d’alcune
     Diafane nuvolette,
     Scoppian di quando in quando
     Chiarissimi baleni
     Non seguiti da tuono.
     1140Essi di repentina
     Abbarbagliante luce
     Tutto da banda a banda
     Rischiarano l’oriente,
     E delle stanze Olimpiche
     1145Spalancando le porte,
     Ne svelano talmente
     La più remota parte,
     Che l’occhio de’ mortali
     Con paurosa gioja
     1150Spera ad ogni momento
     Mirar sull’alto soglio
     Lo stesso eterno Giove.
Lo stridulo susurro