Che, coll’andar degli anni
Cangiata in sasso, ancora
Ai dì nostri vediamo
Sulla rocca giacente. 990Or nella lontananza
Splendon le verdi cime
Del gigantesco Ptoo,
E dietro a loro assai,
Le culminanti punte 995Dell’azzurro Messapo,
Che terrazzo sublime
Pajono ovver scalee,
Che gli Dei si formaro,
Allor quando dall’etra 1000Discendono benigni
A visitar la terra
O che trascorso l’orbe,
Tornano alle dorate
Olimpiche lor sale. 1005Nel lago, alla distanza
Che rapido nell’aria
Percorrerian tre frecce
Da possent’arco spinte,
Il navigante stuolo 1010Scorge un’isola ovale,
Tutta da banda a banda
Ricoperta di svelte
E altissime colonne,
L’una dell’altra accanto 1015Senz’intervallo poste.
Sol al ponente appare
Aperto un largo varco,
Ingresso pittoresco
Di misteriosa grotta. 1020Intorno a lei, nell’ora
Del tramonto del sole,
S’affollano del lago
Le tumid’onde, allora
Da subitanea nebbia, 1025Quasi da roseo velo,
Coperte intorno intorno.
Esse così trasportano
Loro Signore, il Genio
Del lago, in misteriosa 1030Barca da niun veduta,
Alla sua solitaria
Magnifica dimora.
Ei là, su molle strato
D’odorifero museo, 1035Passa l’estive notti;
Ma subito che ’l cielo
A imbiancarsi comincia,
Ei nel veloce schifo,
Tra la sorgente nebbia, 1040Di bel nuovo ritorna
Alla lontana grotta
Delle Naiadi, allegre
Abitanti del lago,
Con cui fra i risi e scherzi 1045Stassi fin alla sera.
Passato un promontorio
Da tre quercie adombrato,
Ond’egli tiene ’l nome
Di Punta delle quercie, 1050Scuopresi incontanente,
In mezzo alla pianura,
Un dilettoso colle.
Scendono dalle dolci
Floride sue pendici 1055Con grato mormorio
Numerose sorgenti,
Che serpeggianti corrono
Dalla vallea al lago.
In cima al lieto colle 1060Sorge di Febo il tempio
Cui l’origin si perde
Nella notte de’ tempi.
Ei, dice antica fama,
Fu costrutto nell’era 1065Di Deucalione e Pirra,
Ed opera è stupenda
Delle Ciclopee mani.
Essi lo fabbricaro
Con smisurati sassi