Sen vola all’alte cime
Del non lontano Ipato,
Dove de’ Numi il padre
E de’ mortali alberga; 570Mentre dell’empio mago
Lo splendente palazzo
È dal suolo inghiottito,
E tutto il suo dominio
Si cangia in uno stagno 575Ch’ha l’onde e sozze e nere,
Che fuggon paurosi
E gli uomini e le fiere.»
Così ’l piloto disse....
O luogo di bellezza 580Che non può degnamente
La parola laudare,
E che improvviso allegra
L’occhio che ’l guarda e ammira!
Si mostrano vicine 585Alla riva del lago,
Che infauste roccie asconde,
Due isole d’altissimi
Platani coronate,
La cui fresc’ombra e grata 590Invita i naviganti
Da cocente calore
Del sole stanchi, a scerre
L’ampissimo passaggio
Che fra di loro ameno 595Ed ospitale si apre.
Varcato ch’han l’ingresso,
Eccoli ’n mezzo ad otto
Isolette vezzose,
Che, quale smisurata 600Grotta ombrosa, rinchiusi
Tengonli tutto intorno:
Chè a prima vista invano
Cerchi uscita qualcuna
Da quel chiuso ricinto, 605Che par che non s’unisce
In verun modo al lago.
Ma dell’error piacevole
Tosto disingannati,
Essi rientrano lieti 610Dall’agguato nel lago,
Per una delle tante,
Benchè torte, sicure
Uscite, che separano
Ogn’isola dall’altre 615Che le giaccion vicine.
Ecco una valle angusta,
Ma vaga e in un pomposa,
Che dolcemente china
Fra discoscese mura 620D’alte montagne giace.
Rimangon le vestigia,
Che ne’ trascorsi secoli
Ivi in ristretta cuna
Scorresse un fiume rapido, 625Figlio di nevi alpine.
Ma coll’andar del tempo
Che tutto cangia, il fiume
Sparì, l’abbandonato
Da lui sabbioso letto 630Si coprì con ammanto
Ricchissimo di fiori
Aurati e porporini,
Che leggiadro contrasta
Con l’erba sempre verde 635Onde coperti miri
Da capo a’ piedi i monti
Che sorgongli d’allato.
Ma sovra questi innalzansi
Altri monti, e su quelli 640Altri più eccelsi ancora
Che fra le nubi ascondonsi.
Or mirate quel grande
Ardimentoso ponte,
Che d’una all’altra sponda 645Della valle si slancia!
Là, dirimpetto l’una
All’altra, nel principio,
Si sporgeano due rupi;
Ma improvviso tremuoto,