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     230Pompa fa Coronea,
     Delle feste superba
     Che nel suo giro ogni anno
     Adunano di Cadmo
     La numerosa stirpe.
     235Alla cittade in vetta
     Maestoso risplende
     Il tempio di Minerva,
     Sede diresti argentea,
     D’onde la Dea rimiri
     240Le triennali feste.
Ecco Alalcomene,
     Nè città, nè giardino,
     Ma d’ambidue ridente
     E vaga mescolanza.
245Sorgono a poco a poco
     Pargolette colline
     Sì presso al lago azzuro,
     Che l’onda riflettente
     Qua e là bagna lor piede.
     250De’ colli le pendici
     Dolcissime fan mostra
     Degli abbondanti doni
     Di Cerere benigna,
     Mentre che l’alte cime
     255Vantano quei di Bacco.
In seno a questi colli
     Stendesi vasta vasta
     La grotta delle vaghe
     Copaïche Najadi.
     260Non havvi grotta al mondo
     Che disputarle possa
     Il pregio di bellezza.
     Al limitare innanzi
     Sorge dal trasparente
     265Fondo dell’onde fredde
     Mormorante zampillo
     D’acqua calda e bollente,
     E manna argentea sembra
     Con ricadenti spiche:
     270Ei tutt’intorno sparge
     Soavissimo odore.
     Nell’interno dell’antro
     Le pareti somigliano
     A splendido zaffiro;
     275Sostengono la vôlta
     Bizzarre alte colonne
     Di lucido diamante;
     Germogliano nel suolo
     Cento spontanee piante
     280Ed alberi, ch’invano
     Cercherïansi in altro
     Luogo del vasto mondo;
     Di qua di là coperti
     Stan di musco i sedili,
     285Ove, dai giuochi lasse,
     Cicalando riposano
     Le giovanette Ninfe.
Compiesi la catena
     Delle vaghe colline
     290Da antichissima selva
     Sovra sassosa punta
     Che s’inoltra nel lago.
Varcato appena il bosco,
     In semicerchio scorgesi
     295La vezzosa Ocalea.
     Con uno sguardo solo
     Scopri le lunghe ed ampie
     Sue vaghissime strade
     L’una sull’altra alzarsi.
     300Le signoreggia tutte
     In cima al monte l’alta
     Acropoli vetusta,
     Che fra le nubi ascondesi.
Con remi affaticati
     305Ora fendon le barche
     L’onda ritrosa e pigra
     Del lentissimo Lofi.
     Diresti tu quell’onda
     Simile a molle cera,
     310Che dell’azzurro lago
     Galleggiando sull’acque,
     Ostinata parea
     Rifiutarne gli amplessi.