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L’APPARIZIONE


In un’amena valle,
     Allo spuntar dell’alba,
     Tra l’onde vorticose
     Di lieve rosea nebbia,
     5Così cantava un coro
     Di vergini leggiadre:

     Dovunque l’occhio giri,
          Si presenta la gioja,
          Agnelle nella valle,
          10Capre sul monticel.
          Passiamo, o pastorelle,
          Il lieto dì scherzando,
          Quale l’augel nell’aura
          O il pesce nel ruscel.

15Ed ecco un grave vecchio
     Inoltrasi ver loro.
     «Come osate,» lor disse,
     «Turbar col canto vostro
     Il profondo silenzio
     20Che in questo luogo regna?
     O non vedete, all’ombra
     Di que’ dolenti salici
     L’umil tomba vestita
     Di tenerello musco
     25Della diletta prole
     De’ nostri Re?»
                    Nel tempo
     Medesimo dal seno
     Della sacrata tomba
     Sorge purpurea nube,
     30Quale ampia regia tenda.
     Divien la folta nebbia
     Ognora più sottile,
     E rassomiglia alfine
     A trasparente velo,
     35Sotto al qual l’occhio attento
     Vede le vaghe forme
     Dell’augusta fanciulla,
     E s’ode come il dolce
     Suon di lontano flauto
     40La sua voce gentil:
     «Perchè, buon vecchierello,
     Vieni a turbar lor gioje?
     Come a voi che godete
     Della luce del sole,
     45Si presenta talora
     In bei sogni che fuggono
     Al sorger dell’aurora,
     Vivissimo ritratto
     Delle vezzose danze
     50E delle laute cene,
     A cui nel dì trascorso
     Liete partecipaste,
     Così noi, della tomba
     Abitatori or muti,
     55Godiam nel sogno nostro
     Che, ohimè, null’alba strugge,
     Se la gioconda voce
     D’un giovinetto coro
     Risuona a noi d’intorno:
     60Sembraci allor, ch’un raggio
     Del sole de’ viventi