L’estremo sguardo inverso 650La venerata tomba
Del suo reale amico,
S’arresta alla distanza
Dalla legge prescritta.
Poi con possente destra 655L’alta lancia vibrando,
Al nemico la caccia.
Ma passa l’asta truce
Di sopra l’alte spalle
D’Astorre, ed entra il ferro 660Con sibilo tremendo
Tutto confitto in terra.
Ed Astorre ad Androcrate
Con man sicura e forte
Gettò l’immensa lancia, 665L’asta grave percosse
E traforò lo scudo,
Ma le resiste, e salva
La corazza il campione.
S’affaticò gran tempo 670Androcrate a disgiungere
Dallo scudo la lancia,
Alfin ratto gettando
Da sè lo scudo e l’asta,
Egli impugna l’acciaro 675E l’avversario assale.
Questi, temendo qualche
Inusitata frode,
Snuda anch’egli l’acciaro
E snudandolo impiagasi 680Leggermente la mano:
Poi con furore incalza
L’intrepido nemico,
E in men che non baleni
L’acciar nel sen gli pianta. 685Poche stille di sangue
Dalla ferita sgorgano,
Ma subito s’arresta,
Ed Androcrate immoto
E freddo cade a terra. 690Astorre, pria d’armarsi
Per la mortale zuffa
Fin alla guardia il ferro
In rio veleno immerse.
L’esercito d’Astorre, 695Così pronta veggendo
La caduta d’Androcrate,
Assorda la campagna
Con prolungati gridi
D’immoderata gioja; 700E di Platea nel campo
È duol, tristezza e tema.
Ma si cangia bentosto
Delle squadre nemiche
La gioja in ispavento. 705Il lor duce, superbo
Della vittoria pronta,
Subito cade a terra,
Come se rovesciato
Sia del tonante Giove 710Dalla possente destra.
È vano ogni soccorso.
In un istante il senso
Coll’alma l’abbandona.
Nel rapido snudare 715L’avvelenato acciaro,
Ei piagossi la mano.
Il tossico correndo
Di vena in vena, tosto
La vital fiamma estinse. 720In un momento l’oste
Nemica di Platea,
Da panico spavento
Colpita, si disperge,
E preda agli avoltoi 725Nel giro della lizza
Lascia il corpo d’Astorre.
Ma coll’andar del tempo,
La memoria serbando
Del lor liberatore, 730Il popol di Platea
E l’altre vendicate
Cittadi annoveraro