Nel bicchier d’importuno
E possente avversario 400Spento vedrallo il quarto
Sole, foss’ei robusto
Al pari d’un gigante.» —
«Che non ti vegga il sole
Cadente, o messaggiero, 405In queste mura, ond’io
Trasportato dall’ira
Te non offenda, cui
Proteggitore è Giove.
Combatta sol, se il vuole, 410L’usurpator sleale
Che ti mandò, le squadre
Dell’innocente Tespia;
Ma invano il suo pugnale
Minaccia Arcesilao, 415Mio Signore e mio Re.
Finch’io vivrò, egli invano
Di compier tenta il suo
Negro disegno. Parti.» —
«Udiste; o fidi amici, 420Disse ridendo Astorre,
Udiste lo sdegnoso
D’Androcrate messaggio?
Udiste, o fidi, udiste?
E di’, tu vecchio insano, 425Hai tu vedute mai
D’Astor l’invitte squadre,
Nell’orrida battaglia
Salde qual ferree mura?
Le hai tu forse vedute 430Il piè ritrar cedendo
A triplicate forze?
Ed osi, temerario;
Impavido chiamarti?
E l’elmo e la lorica; 435Che i Cretesi donarti
Tutt’il senno t’han tolto.»
Poscia condotta l’oste
Sempre alle pugne pronta,
Tosto l’incauta Tespia 440All’armi sue soggiacque,
Questa terza cittade
Delle genti di Cadmo
Che con cieca discordia
E con gare ambiziose 445Struggea sua propria forza.
Udita la vergogna
Di Tespia, inespugnabile
Finor creduta, Androcrate
Disse ai concittadini: 450«Ecco, che ratta ratta
La burrasca ver noi
Minacciosa s’avanza.
Pria che il sole risorga
Ad Anfisso n’andrò: 455Quivi in le man possenti
Confiderò, degli anni
Venturi la speranza,
Il figliuolo di Leito.
Consulterò ad un tempo 460L’oracolo d’Apollo
Su quel che ne sovrasta.» —
«Se la cruenta pugna
Dai condottier principia,
Se man nemica spegne 465Il sole di Platea,
La vittoria fia vostra:
Morrà dal suo veleno
L’abbominevol drago.»
Questo responso uscio 470Dall’infallibil Febo.
Poi che ’l pio Duce l’ebbe
Invan pesato, ei disse:
«Più medito, verace
Ed infallibil Nume, 475Le tue sante parole,
E men io le intendo
Ma con intera speme
Io vo per adempirle.»
E ritornò ’l guerriero 480Con premuroso passo
Alla natìa cittade