230Aspettare il ritorno
Della non pigra aurora.
Ma se vedea talvolta
Ingegnoso cantore,
Alle Camene grato: 235Adunati gli amici
Nella regale stanza,
Di sua mano toglieva
La lira al muro appesa,
E l’affidava al vate 240In mezzo a lor seduto.
Ascoltavan con lieto
Approvator silenzio
Il delizioso canto,
E da quel dì ’l cantore 245Fra gli amici teneasi
Del Prence di Platea.
Riconoscenti i vati,
A gara celebrando
Del generoso Leito 250Le glorïose gesta
E il mansueto core,
Transmisero il suo nome
Ai secoli venturi.
Regnò Leito vent’anni 255Nella città natia,
Quando di notte oscura
A mezzo il corso, apparvegli
La sposa a lui diletta
In bianche vestimenta 260Incoronato il capo,
Che colla man l’invita
A seguirla ne’ lieti
Tranquilli Elisj campi.
E già la primavera 265Sue fiorite ghirlande
E lussurianti appende
Alla tomba, che il chiude
Alla sposa d’appresso;
E là giace vicino 270All’ammiranda grotta
Delle Sfragidi Ninfe.
Il minor de’ suoi figli
(Ch’ambo i maggiori avea
Inesorabilmente 275Alla madre rapiti,
Presa di lor bellezza,
L’Aurora indispettita
D’esser di prole orbata)
Il minor de’ suoi figli, 280Dall’avo glorïoso
Arcesilao nomato,
Leïto confidollo
Morendo al generoso
E intrepido Androcrate, 285Al quale a stento disse:
«Arcesilao ti tenne
(Tu stesso lo narrasti)
Luogo di genitore;
Ecco d’Arcesilao 290Qui l’orfano nepote!
Siigli in luogo di padre,
Quando la cruda morte
Chiusi gli occhi m’avrà.»
Promise il generoso 295Guerriero d’adempire
Quest’ultima sua inchiesta,
E dal ciglio gli corse
Una stilla di pianto
Sulla destra al morente. 300Così volò serena
L’anima di Leïto
All’isole beate
Ove dimoran gli avi....
«Il tempo della guerra, 305Concittadini, è giunto,»
Disse Androcrate, stando
Appiè dell’aureo trono
Dei Prenci di Platea.
«Finora il conosciuto 310Valore e l’alta gloria
Del provido Leïto
Mantennerci la pace.
Ora la propria forza