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riservata ai più alti destini; dovete vederla frangere gli impacci dei bisogni più urgenti, e spiegare quelle sue ali d’aquila dinanzi agli occhi nostri, che attoniti e beati rimanevano per l’altezza e rapidità del suo volo: dovete poi scorgerla, contro ogni umana previdenza, scendere nel sepolcro, e sorprenderci tuttavia colla caducità delle umane speranze, che l’uomo chiama grandi, a dispetto degli ammaestramenti del destino. Immaginate il quadro di una sola esistenza che vi mostri con colori vivissimi la sublimità, le attrattive, l’indigenza, le miserie d’una vita travagliata, e forse in voi nascerà il desiderio di apprendere alcune delle circostanze che a questo rarissimo fenomeno appartengono. Oggi nel publicare questi cenni biografici intorno Elisabetta Kulmann adempiamo alla promessa da noi fatta allorchè annunziammo che si sarebbero date alla stampa le Opere di lei, persuasi di soddisfare a un tempo istesso la curiosità e l’interessamento che ha saputo destare questa giovine autrice.

Elisabetta Kulmann nacque in Pietroburgo ai 5 luglio del 1808. Suo padre Boris Kulmann seguì da prima la carriera delle armi sotto gli ordini di Rumanzof, e fu tra que’ prodi che pugnarono nella celebre battaglia di Kagul. Coperto di cicatrici lasciò la carriera delle armi, e prese servizio nell’amministrazione civile, col grado di Consigliere di Collegio. Una catena di circostanze infelici, e una numerosa famiglia diedero il crollo ai suoi domestici interessi. Poco tempo dopo la nascita di Elisabetta, egli morì, lasciando ai suoi un nome senza macchia, e una indigenza estrema. La madre di quella povera famiglia si trovò così privata d’ogni mezzo di educare convenevolmente i suoi figli. Pure il cielo volle ch’ella non fosse una donna volgare; avendo, ogni giorno del viver suo, combattuta l’avversa fortuna, aveva acquistata quella forza di animo che trova in sé stesso il rimedio alle avversità inevitabili di questa vita, o che per lo meno, ne salva da una codarda disperazione. In mezzo a così fatta miseria, la quale è quasi sempre il nemico più invincibile e che osta al rapido e libero sviluppo del genio, questa donna animata da un nobile orgoglio, cercò di secondare quelle disposizioni favorevoli che erano