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LA FESTA DI ESIODO
Voi m’inspirate l’estro,
Figlie del sommo Giove!
Affin ch’io degnamente
Canti le vostre lodi
5E ’l monte che fra tutti
Per dimora sceglieste.
Talvolta dall’Olimpo
Voi scendete sul Pindo,
Il Re de’ greci monti,
10O sull’azzurre cime
Del delfico Parnasso,
Danzando al fonte in riva.
Ma pure v’è più caro
L’Elicona nativo,
15Le cui valli feconde,
Le cento e cento fonti
Amate, e ’l tempio vostro
E ’l nostro culto antico.
Dal tempo che voi stesse
20Esiodo visitaste,
E degnaste insegnargli
Piacevole canzone,
Ognor le vostre lodi
Qui suonano d’intorno.
25Così cantò Corinna
Al sorgere dell’alba,
Invocando le Muse
Nel bosco, dove ha sede
Il vago monumento
30Del lor diletto alunno.
Qual rosa appena colta,
Grondante di rugiada,
Che splende nel crin nero
Di vaga pastorella;
35Tal luminoso si alza
Il Sol sull’Elicona
Oscuro, e coll’alzarsi
Fa cenno agli abitanti
Delle terre vicine
40Di cominciare l’annua
Leggiadra festa loro.
Esce dall’umil porta
D’Ascra, gloriosa cuna
Del vate più gentile,
45In abiti festivi,
Innumerabil turba
Di fanciullin leggiadri,
Di vezzose donzelle,
Di giovani robusti,
50Mariti, spose e vecchi:
Ei schiera a schiera seguonsi
Lentamente e tacendo.
Ma tosto che alla vista
Si presenta il vetusto
55Tempietto, che i maggiori
Al Vate consacraro;
Un armonioso coro
Al suon del dolce flauto
Intuona l’inno sacro:
60Te salutiamo, o pia
Ombra del dolce Vate,
Cui dalla cuna diero
Le Muse il suo favor.