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ORIGINE DEL FLAUTO
Là ’ve ’l giuncoso Mela
Le limpid’onde sue
Unisce al fosco lago,
Rivale dell’Euripo;
5Allor che ’l sol discende
Dietro alle gigantesche
Cerulee sommitadi
Del delfico Parnasso;
Talora l’usignuolo
10Coll’armoniosa voce
Incanta le serene
E calde notti estive.
Dall’imo sen del lago
S’alza per ascoltarlo
15Sulle dorate penne
Il pesce sovra l’acqua,
Nel momentaneo volo
Luminosi baleni
Lanciando a sè d’intorno;
20L’ascoltano silenti
Il campo, il bosco, il colle;
L’Aurora vespertina
Sui vaporosi monti
Vicini ’l passo scema;
25Temendo di sturbarlo,
Deposto ’l bruno velo
La notte cinge ’l capo
Con triplice corona
Di scintillanti stelle.
30Alla sorgente luna
Le Grazie, abbandonando
Le mura d’Orcomeno,
Discendono gioconde
In argentina barca
35Il rio dall’onde nere;
Nel lido opposto Atene
Lascia l’antico tempio
D’Itone, e frettolosa
Avventasi alle fauci
40Solenne-silenziose
Del largo rio, cedendo
Alle dolci attrattive
Di magic’armonia.
L’augel, dall’improvvisa
45Presenza delle auguste
Celicole ispirato,
L’argentea voce scioglie
In modi affatto nuovi,
Più fieri e più sublimi.
50Ne sembrano più dolci
Il susurrar dell’aura,
Il mormorar del fiume,
E le vicine rupi
Che, poco fa, qual schiera
55D’atri notturni spettri,
Stendevano sul lago
Lor ombra e tetra e negra,
Or la spargon d’intorno
Men orrida e men fosca.
60Ma non v’ha dolce canto,
Ch’intenerire possa
Abbominevol mostro,
Odiato parimente
Dai Numi e dai mortali.
65L’augello incantatore,
Immerso in un abisso
Di magiche armonie,
Sovr’un pieghevol giunca
Seduto, s’abbandona
70A tutto l’estro suo