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l’interesse così pieno ed intiero che svegliano i primi dieci; ma non possiamo ammettere che l’azione principale del poema sia la morte di Cristo; e che questa consumata, debba anco il poema aver fine. Il Klopstock s’era proposto di cantare il mirabile nascimento della religione cristiana, e quindi ei doveva esporre tutti que’ misteri con cui sì compiè il grande evento, non restringendosi al sanguinoso sagrificio dell’Uomo Dio, ma allargandosi ad abbracciare lutti quanti i prodigi della Redenzione. In tale grandioso argomento l’unità dell’azione è segnata, non dal corso degli avvenimenti, ma, per dir così, dalla verificazione delle profezie, e a questa intese il poeta senza darsi pensiero di veruna scolastica distinzione.
«Ma una ben altra accusa noi crediamo che si possa movere al Klopstock, accusa onde pur devesi aggravare il Milton coi più fra’ poeti che trattarono argomenti cristiani; ed è ch’egli abbia coi trovati della fantasia e cogli artificj dell’arte, se non alterata intieramente, svisata almeno e infarcita di circostanze arbitrarie e fantastiche la verità di que’ fatti augusti che ei tolse a rappresentare nel suo poema. Tramutare l’esposizione di avvenimenti consacrati dalla fede e dalle tradizioni più rispettate in una narrazione romanzesca, fare de’ racconti biblici ed evangelici una specie di romanzo storico, è cosa che noi non crediamo lecita, è cosa che ripugna e al sentimento religioso e alle norme più rette del gusto. A falli simili non si estende il dominio della fantasia, che ad ogni istante è soffermata nell’errabondo suo corso intorno ad essi dalla voce imperiosa della Fede, che le grida: Adora e taci.
«E qui noi dovremmo forse parlare di un altro carico che un lettore cattolico potrebbe fare alla Messiade, che, cioè, molte dottrine evangeliche vi siano frantese ed allontanate dalla loro vera significazione; ma questo è tal proposito da non trattarsi in brevi parole, e che condurrebbe a riflessioni affatto estranee all’indole del nostro discorso; onde noi stiamo paghi all’accennare che nella lettura di questo poema giova ricordarsi che il Klopstock usò ed abusò anche«Ma prescindendo da codeste considerazioni, e dimenticando la santità del soggetto per non vedere che il poema, egli è certo che la Messiade non teme l’invidia del confronto con veruno de’ più celebrati poemi epici moderni. L’argomento soverchia, senza dubbio, tutte le invenzioni del genio: ma tuttavia volevasi un gran vigore di mente a rappresentare con evidenza e dignità l’umanità nell’essere divino, e la divinità nell’essere umano: volevasi pure una grand’arte per risvegliare e mantenere la sospensione dell’ansietà e dell’affetto nella rappresentazione di un avvenimento già deciso nei consigli di una volontà onnipotente ed eterna. Federigo Amedeo non fu minore dell’ardua prova, e seppe inspirare ad un tempo tanta riverenza e tanta pietà pel Figliuolo dell’uomo e per l’Unigenito di Dìo, che non v’ha certamente commozione più tenera di quella che provasi alla lettura della Messiade. Oh quanta passione v’è in quel tratto del canto III, in cui è rappresentato Cristo là negli orti del Getsemani, supplicante al Padre che gli allontani il calice amaro, quel calice che poi bebbe sino alla feccia!
«Infiniti sono i personaggi introdotti nella Messiade, e tutti sono delineati con magistrale evidenza: angeli, apostoli, donne amorose, semplici fedeli, sacerdoti venali ed ipocriti, agitatori della plebe, codardi politici, giudici venduti. Madama Staël ha liberato con molto ingegno il gran poeta dal carico che gli si fa di avere dipinti i suoi angeli un po’ troppo uniformi, dicendo che nello stato di perfezione le differenze riescono difficili a cogliersi, e che dai difetti è pel consueto stabilito il divario che corre fra uomo ed uomo. Se non che per quanto sia soddisfacente questa arguta osservazione, essa non vale a dimostrare che sarebbe stato impossibile a Klopstock d’introdurre nel suo magnifico quadro una maggiore varietà.
«Il carattere più singolare della Messiade è quello di Abbadona, creazione veramente originale e produttrice di un