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stierno VII, il conte di Bernstorff, balzato dal suo ministero per opera dell’intrigante medico di Corte Struensee, si ritirò a vivere privatamente in Amburgo, ed ivi condusse seco anche il suo protetto Klopslock. Il quale non si allontanò più che una volta da quella città pel rimanente della sua vita. Nel 1768 pubblicò altri cinque canti, e nel 1773 gli ultimi cinque del poema, che così fu ridotto a venti.
Scrisse il Klopstock molte odi, nelle quali sostituì all’antica mitologia greca e romana, la scandinava, arricchendo colle immagini tratte dall’austera religione dì Odino di nuove bellezze la lirica tedesca. La più celebre tra le odi di Klopstock è l’Arte di Tialf, ossia lo sdrucciolare sul ghiaccio, passatempo favorito nelle contrade settentrionali, e che le tradizioni narrano fosse inventato dal gigante Tialf. Scrisse inoltre due tragedie, che non piacquero gran fatto, e varj cantici spirituali tenuti in gran conto dai Protestanti, molte comunità dei quali anche in oggi se ne servono nelle loro solennità.
Ecco il giudizio che fa di essi cantici la Staël: «Sarebbe difficile estrarre dalle odi religiose del Klopstock alcun verso che si possa citare come una sentenza staccata: la loro bellezza emerge dall’impressione generale ch’esse producono».
Nel 1764 ottenne gran successo una composizione drammatica di genere tutto nuovo, divisa in tre parti, che il Klopstock chiamò Barditi, dai Bardi che in essa introduce. Codesta trilogia, da cui per avventura trasse Schiller l’idea delle sue Tre Giornate del Wallenstein, racconta le gesta di Arminio o Hermann, come lo chiamano i Tedeschi, eroe esaltato negli antichi canti qual difensore della libertà nazionale, per la terribil sconfitta delle legioni romane, comandate da Varo luogotenente d’Augusto. La Battaglia d’Arminio; Arminio e i Principi; la Morte d’Arminio sono i titoli de’ tre Barditi, i quali risplendono di molte bellezze negli squarci lirici, che fingonsi cantati sull’arpa dai bardi. Però è duopo confessare che mal riuscì il Klopslock a quanto mirava, di risvegliare cioè, colla narrativa delle gesta d’Arminio, loMa per tornare ai casi del nostro poeta, egli nel 1791, già compito il sessantesimo anno, sposò in seconde nozze Giovanna Dinfel, ottima donna, la quale confortò d’ogni più affettuosa cura gli ultimi suoi giorni. Nè l’estro veniva meno in Klopstock, benchè toccasse ormai alla vecchiaja; infatti, scoppiata allora la rivoluzione francese, egli, credendo nella lealtà del suo animo alla buona fede dell’Assemblea Costituente, celebrò in un’ode diretta all’ombra di La Rochefoucault, e calda di generosi sentimenti, il decreto famoso con cui l’Assemblea ripudiava in faccia all’universo il principio di conquista. Ma cadde tosto l’illusione, poichè le falangi republicane si precipitarono come un torrente in Olanda, in Italia e nella sua Germania, rovesciando dovunque gli antichi Governi, e recandovi la loro turbolenta e anarchica libertà. Allora caduto il velo dell’illusione, il buon Klopstock rimandò il diploma di cittadino francese che gli avevano procurato le sue odi patriottiche, dolente di veder contaminata da stragi e delitti la causa per la quale egli erasi acceso d’innocente entusiasmo.
Divenuto ormai vecchio, Klopstock si occupò di grammatica e di filologia, mirando a far progredire la sua lingua per la quale era appassionato. Ma l’aridezza