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nile fantasia del Klopstock l’idea di scrivere un poema epico, del quale l’imperador Enrico, dello l’Uccellatore, esser doveva il protagonista. Ma la lettura del Paradiso perduto di Milton infiammandolo di religioso entusiasmo, gli suggerì il pensiero d’una grande epopea cristiana. Avvi chi sostiene che il Klopstock già la meditasse, e che il poema del Cieco d’Albione gli desse soltanto l’ultima spinta a porsi all’opera. Comunque sia, d’animo sinceramente religioso, fu scosso dal sublime e tenero mistero della Redenzione, accompagnalo nel suo compimento da tante meraviglie; e ispiratosi col Nuovo Testamento, trovò una fonte di poetiche bellezze prima di lui sconosciuta.

Passato il Klopstock nel 1745 dal collegio di Pforta all’università di Jena, si recò l’anno seguente a Lipsia, ove vivendo in perfetta solitudine, lontano dal rumore e dal fasto accademico, compì i primi tre canti della Messiade. I quali pubblicò nel Foglio Letterario di Brema per l’amicizia che aveva contratta con Cramer, Schlegel, Rabener e Zaccaria, distinti letterati di quell’epoca, e collaboratori del medesimo. L’entusiasmo che suscitarono i canti del Klopstock in Germania fu immenso: uomini chiarissimi fecero a gara per illustrarli: il dotto Meyer, professore di filosofia all’università di Halla, pubblicò sovr’essi un commento di due volumi.

Mentre un grido concorde d’ammirazione innalzavasi da tutte le parti della Germania, e paragonava ad un ispirato profeta il cantor del Messia, e il suo poema ad un codice religioso, Klopstock non era appieno felice.

Amava egli con lutto l’impeto d’un primo amore la sorella del suo amico e parente Schmid, giovanetta bellissima e virtuosa, che tanto esaltò nelle sue Odi sotto il nome di Fanny. Ma questa, estimatrice dell’ingegno anzichè della persona dell’amante, non gli corrispose di pari affetto, sicchè il poeta, melanconico e infiacchito per l’affanno del cuore, viaggiò in Isvizzera, dove lo invitava Bodmer, il quale con altri ragguardevoli scrittori aveva riunita in Zurigo una società all’oggetto di migliorare la letteratura alemanna.

L’ospitale accoglienza del Bodmer, che lo accolse come figlio, le visite degli uomini più distinti, che accorrevano a visitarlo, le pittoresche bellezze de’ laghi e dei monti della Svizzera che il poeta trascorse quasi per intero peregrinando, valsero a mitigare il suo cordoglio. Dopo un soggiorno di nove mesi, il Klopstock stava per recarsi a Brunsvick, dove per opera de’ suoi amici aveva ottenuta una cattedra, allorquando un impensato accidente lo trasse altrove.

Il conte di Bernstorff, ambasciatore di Federico V re di Danimarca presso la Corte di Francia, udì parlare dell’entusiasmo che suscitavano in tutta la Germania i primi tre canti della Messiade, li lesse, e fu preso da vivissima ammirazione pel nostro poeta. Reduce a Copenaghen, ne parlò al suo monarca, il quale fece invitare Klopstock a stabilirsi ne’ suoi Stati, assegnandogli una pensione annua di quattrocento talleri (1200 franchi), onde nella quiete d’una vita indipendente attendesse a continuare la Messiade. Federigo Amedeo accettò con riconoscenza, e giunto nel 1751 a Copenaghen, si diede a lavorare assiduamente intorno al suo poema, vivendo solitario e poco frequentando la Corte, malgrado che vi fosse accolto dal re e dai grandi nel modo più lusinghiero.

Dopo cinque anni, compì i primi dieci canti della Messiade, che vennero pubblicati nel 1756 a Copenaghen in due volumi a spese del re.

Durante questo periodo il Klopstock in uno de’ suoi viaggi ad Amburgo, ove recavasi di tempo in tempo, vi conobbe una giovane di vivace ingegno e di nobili sentimenti per nome Meta1 Moller, e nel 1754 la fece sua moglie. Per tre soli anni gustò la domestica felicità a fianco d’una sposa virtuosa, e che per lui nutriva la più profonda stima e l’amore il più puro. Un morbo crudele gliela rapì nel 1758, ed egli le diede sepoltura in Oltensen, villaggio poco discosto da Amburgo, dove fin d’allora scelse anche per sè la tomba.

Morto Federico V, e succedutogli Cri-
  1. Abbreviazione famigliare di Margherita.