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92 | LA RELATIVITÀ GENERALE |
boli che genera la luna, per esempio, non si produrebbero piú; una mente relativista si deve quindi domandare in che cosa si differenzia questa rotazione, rispetto allo spazio vuoto, dalla rotazione dello spazio vuoto rispetto al globo e se bisogna attendere da questa rotazione un’azione sul globo stesso.
Per mezzo di queste riflessioni Einstein ne è arrivato a concepire movimento di rotazione, anch’esso come relativo, relativo cioè al sistema delle stelle fisse. Ma siccome, contrariamente ai movimenti rettilinei ed uniformi, la rotazione terrestre produce degli effetti fisici indubitabili, si è condotti a pensare che essi sono esclusivamente prodotti dal movimento relativo della terra: immaginiamo che la terra non giri attorno al suo asse rispetto alle stelle fisse, ma che invece siano queste che girino attorno ad essa, come precisamente pretendeva Tolomeo: dal nostro punto di vista, poiché il movimento relativo non è cambiato, tutti i fenomeni restano gli stessi. Qui bisogna fare un’osservazione. Non si ha evidentemente in questa concezione che una ipotesi puramente fisica e non una interpretazione matematica, filosofica di un fenomeno, come nella teoria della Relatività particolare in opposizione alle idee di Lorentz. È perché la relatività generale è forse piú facile a comprendersi della relatività particolare che l’ha preceduta; essa non si contenta di spiegare, ma porge conclusioni concrete sui processi reali della natura; ne consegue quindi ch’essa deve consentire un controllo sperimentale.