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LA RELATIVITÀ DEL TEMPO 55

sità: siano A, B, C, i tre vertici di un triangolo equilatero; A emette un segnale: al ricevimento, B e C, segnano l’ora di emissione di A senza correzione. Gli orologi di B e C cammineranno quindi d’accordo, ma tutti e due ritarderanno su A della durata della trasmissione. Se ora si emette un segnale da B o C, il contrasto salta agli occhi; si vede che questo procedimento non permette una definizione del tempo valevole per tutto un sistema.

Bisogna quindi tener conto della durata della propagazione; naturalmente impiegheremo dei segnali luminosi, i soli utilizzabili sulla terra intera, e i soli che possano chiarire la questione che ci interessa: un segnale luminoso è dunque emesso da A: quando arriva a B, questi per mettere il suo orologio a punto, fa la correzione necessaria, ma non la può calcolare se non conosce la distanza A B e la velocità della luce. D’altra parte per maggiore sicurezza si può anche procedere cosí: A invia il suo segnale: B, appena l’ha ricevuto, ne invia un altro che A riceve: A ottiene la correzione dividendo per due l’intervallo di tempo tra la partenza del suo segnale e l’arrivo di quello di B. Procedendo in senso inverso anche B la otterrà e la potrà utilizzare. Ciò fatto i due osservatori possono confrontare i loro orologi. Questi orologi sottoposti ad un controllo continuo, sono chiamati sincroni.

Tutto questo non porta ad una difficoltà particolare insino a che A e B sono in quiete relativa o, secondo la nostra espressione, appartengono al medesimo sistema. È ciò che noi ammetteremo,