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LA RELATIVITÀ DELLO SPAZIO | 49 |
sere considerato come il centro del movimento di propagazione.
Ora, per la luce, è precisamente a questa concezione, prima che ad ogni teoria, che i fatti osservati ci costringono. Essi ci mostrano infatti che ciascun osservatore, quale che sia il suo movimento, deve sempre osservare nel suo sistema la costanza della velocità della luce in tutte le direzioni, e in conseguenza deve ammettere ch’essa si propaghi nello spazio secondo un sistema di sfere concentriche, di cui egli è il centro. Possiamo agevolmente immaginare che l’acqua scorra, ma ciò che supera le nostre facoltà è l’ammettere che essa scorra simultaneamente in tutte le direzioni che uno vuole, in modo che il centro, unico al momento della produzione dell’onda, si divida e che ciascuno dei punti particolari ottenuti rimanga, dopo come prima, il centro unico del movimento ondulatorio.
Ritorniamo alla nostra rappresentazione nello spazio e alle nostre sfere. Come togliere la difficoltà? Lorentz dice: Solo uno dei sistemi di sfere concentriche è il vero, è quello dell’etere in quiete assoluta, e solamente quando un osservatore è anch’egli in quiete rispetto all’etere, la sfera ch’egli percepisce coincide con quella che è assolutamente vera. Se gli altri osservatori credono, ciascuno dal canto proprio, di trovarsi al centro di sfere di propagazione ch’essi immaginano concentriche, è un’illusione che la variazione dei loro campioni di misura nasconde ai loro occhi. Quanto ad Einstein, come Nathan il saggio con i suoi tre anelli, dà ragione a tutti: ciascuna sfera è
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