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LA RELATIVITÀ DELLO SPAZIO 39

camente, il che dal punto relativista è la stessa cosa. Studiamo piú da vicino questi due generi di misure. Naturalmente è la prima che offre minore difficoltà, perché l’osservatore è la lunghezza sono in quiete relativa. Se per esempio domandiamo a qualcuno di misurare la facciata di una casa, qui non vi potrà essere questione di movimento relativo, perché la casa e lui sono nello stesso sistema, quello della terra, considerata come immobile. Con un metro l’operazione è semplicissima: si pone, com’è noto, un capo del metro ad una delle estremità della facciata, si segna il punto dove cade l’altro capo, si ricolloca il metro una seconda volta facendo coincidere la sua origine con questo punto e si continua.

Se alla diciannovesima volta le estremità del metro e della facciata coincidono il risultato della misura è dato dal numero 19.

Nel caso essa non cadesse esatta, si sa come si introducano delle unità piú piccole, i decimetri, centimetri etc, delle quali non parleremo piú oltre. La caratteristica delle operazioni di questa specie è che il concetto del tempo e la sua misura non vi hanno la benché minima parte. Che il nostro uomo faccia il suo lavoro presto o lentamente, ch’egli abbia un orologio esatto o in ritardo, ch’egli l’abbia lasciato a casa, ciò non cambia né il metodo né il risultato.

Proponiamoci invece di misurare la lunghezza del treno in marcia.

Come procedere? Non si potrà certamente mettere accanto ad esso il nostro metro; il treno si sposterebbe durante l’operazione. Non si può