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118 LA RELATIVITÀ GENERALE

delle enormi difficoltà che vi erano da sormontare. Einstein ha dovuto bistrattare, piú che non nella Relatività particolare, le misure ordinarie dello spazio e del tempo per poter rimanere in accordo completo con i principî generali. Il suo spazio, considerato dal punto di vista concreto, ha, quando lo si paragona allo spazio abituale, qualche cosa di oscuro e di contorto: la traiettoria curva dei raggi luminosi, della quale abbiamo già parlato, ne dà una buona idea, ma ci risparmia anche timori esagerati. Benché nel nostro esempio il campo di gravitazione sia cento volte superiore al piú intenso che noi conosciamo, cioè quello del sole, su 300.000 chilometri un raggio non si incurva che di 21 secondi, l’angolo sotto il quale si vede un millimetro a 10 metri. Su distanze piú comuni noi quindi non abbiamo nulla a temere per il nostro spazio rettilineo o per la forma delle nostre membra. Con questa considerazione si può rispondere ad una questione: se veramente si ritorna al principio di relatività cinematica, è permesso di considerare una macchina in movimento come in quiete, e l’universo circostante come in movimento, senza contraddizione con le leggi naturali? Sí certamente, ma dovremmo risolverci ad introdurre delle misure del tempo e dello spazio varianti successivamente e cosí complicate che non potremmo piú riconoscere il nostro buon vecchio spazio e il nostro buon vecchio tempo, e il piacere di una simile stranezza scomparirebbe presto.

Passiamo ora al risultato della teoria di Ein-