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NEWTON ED EINSTEIN 117

generali che dovevano essere valevoli in tutte le circostanze e ha cercato di dedurne la sua legge. Il primo di questi principî era un principio di relatività completa: egli considerava come relativi non solo i movimenti rettilinei ed uniformi, ma tutti i movimenti. In questo modo la fisica ritrovava il principio di relatività cinematica, del quale abbiamo parlato in principio, e che era stato abbandonato tanto dalla teoria meccanica che dalla teoria della relatività particolare di Eistein.1 L’idea essenziale per mezzo della quale Einstein ottenne questo risultato fu l’avvicinamento dell’inerzia e della gravità, sul quale già ci siamo intrattenuti: egli riassume in uno solo i due fatti fondamentali della meccanica. Di piú egli abbandona completamente le azioni a distanza, cercando l’azione che un dato “stato” esercita nel suo vicinato immediato spaziale e cronologico. Infine, partendo da questo, appoggiandosi su di un certo numero di ipotesi matematiche, e procedendo con metodi puramente matematici, egli è riuscito a porre la nuova legge fondamentale della meccanica. Questo metodo, già impiegato nella teoria della relatività particolare, e che consiste, sulla base di principî generalissimi si potrebbe quasi dire filosofici, nel dedurre delle leggi col calcolo, ha qualche cosa di seducente per il matematico. Non perderemo tempo a parlare

  1. Naturalmente non si può parlare di una confusione da parte di Einstein tra la dinamica e la cinematica; ciò tuttavia ha fatto Lenore Ripke-Kühn in un’opera alquanto pretenziosa: Kant contra Einstein (Erfurt, 1920). Questo appunto non sarebbe comprensibile altro che nel caso in cui Einstein non avesse tentato di stabilire le leggi dei movimenti la cui esistenza divide nettamente la dinamica dalla cinematica.