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116 | LA RELATIVITÀ GENERALE |
riuscito meravigliosamente; il migliore esempio ne è la scoperta di Nettuno, che noi abbiamo già ricordata. L’accelerazione lunare, che fa avanzare il nostro satellite di dieci secondi ogni secolo sulle previsioni, è stato un altro rompicapo; essa è ora spiegata in maniera abbastanza soddisfacente. In realtà non rimaneva che un disaccordo insolubile: lo spostamento del perielio di Mercurio è superiore di quarantatrè secondi per secolo, secondo i calcoli di Leverrier, in confronto di quello che dovrebbe essere secondo la teoria di Newton; per dare un’idea di quest’angolo ricordiamo ch’esso rappresenta, a un di presso, il diametro apparente di un millimetro visto da una distanza di cinque metri: è di questa quantità che in cento anni aumenta la differenza fra la teoria e l’osservazione. Si tentò in principio il metodo che era riuscito per Nettuno, si cercò un nuovo pianeta, la cui azione di gravitazione avrebbe prodotto la perturbazione in questione. Siccome esso doveva essere ancor piú vicino al Sole che non Mercurio, la cui osservazione è già resa molto difficile dal fatto di questa vicinanza, era possibilissimo che fosse passato inosservato. Tuttavia non si è mai potuto trovare questo pianeta, per il quale si teneva già pronto il nome di Vulcano.
Noi non possiamo che accennare a grandi tratti il metodo seguito da Einstein, e che doveva coronare tutte le sue fatiche. Egli non ha cercato di ritoccare la legge di Newton nemmeno in qualche particolare, ma ha seguito, in modo del tutto indipendente, una via affatto nuova. Ha proceduto deduttivamente, cioè, avendo posto dei principî