Pagina:Kirchberger - Teoria della relatività, 1923.djvu/113

110 LA RELATIVITÀ GENERALE

campo di gravitazione piú forte che noi conosciamo, quello del sole. Ci è necessario quindi osservare una stella, che trovandosi in realtà molto al di là del sole, ci appaia molto vicina ad esso, ed i raggi della quale, per arrivarci, debbano attraversare la parte piú intensa del campo solare. Ora, si sa che di giorno, ed anche lontano da questo non se ne può vedere alcuna. Benché l’osservazione sia facilitata dall’impiego di strumenti (col loro aiuto infatti non vi è difficoltà ad osservare delle stelle in pieno giorno) non si è tuttavia ancora in grado di risolvere il problema; è necessario quindi attendere l’occasione di un ecclissi totale di sole, durante il quale, la sua luce troppo intensa sia mascherata dalla luna.

Per disavventura gli ecclissi totali di sole sono, com’è noto, molto rari. Dopo l’inizio della relatività generale, non se ne ebbero che due: il primo, nell’estate 1914, doveva essere osservato da una spedizione tedesca inviata a tal fine nel sud della Russia; essa però a causa dello scoppio della guerra non poté disgraziatamente fare le sue osservazioni; il secondo, nel maggio 1919, condusse alla verifica ben conosciuta dei calcoli di Einstein.1 Ne riparleremo piú avanti.

  1. Vi fu in seguito un altro ecclisse solare: il 20 settembre 1922. Le misure dello spostamento delle posizioni stellari sulle lastre fotografiche ottenute durante tale eclisse sono, a quanto ha annunziato il prof. W. W. Campbell, Direttore dell’Osservatorio di Lick sul Monte Hamilton in California, in buonissimo accordo con i calcoli basati preventivamente sulla teoria della relatività. È quindi la seconda volta che la deflessione dei raggi stellari nel campo gravitazionale del sole viene confermata dalle osservazioni eseguite durante un ecclisse totale. (N. d. T.)