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INERZIA E GRAVITÀ 103

libero, senza alto né basso né gravità. Era un errore, io lo vedo; io sono, molto evidentemente, soggetto alla gravità, in un campo di “gravità” o di “gravitazione”, poiché tutti i corpi cadono verso il “basso”, tutti “con la stessa velocità”, ed esercitano una pressione sul suolo, esattamente come quando avevo l’abitudine di fare della fisica sperimentale sulla terra. E subito si crederà in dovere di determinare l’accelerazione della caduta dei corpi, la quale, in base alla nostra ipotesi, dipende dall’accellerazione secondo la quale la gabbia si muove sotto l’azione della forza esterna; egli tenterà cosí di determinare l’intensità del campo di gravitazione che esso s’immagina; e ne tirerà forse delle conclusioni sulla grandezza e la distanza dei corpi celesti che a suo avviso lo determinano. Per quante esperienze egli tenti, non troverà alcun altro risultato: s’egli osserva la tensione della corda, l’attribuirà al peso della gabbia e non alla sua inerzia, rallegrandosi anche che la corda ne impedisca la caduta. In poche parole, “in conseguenza della rigorosa proporzionalità tra l’inerzia e la gravità il movimento uniformemente vario può essere sostituito nei suoi effetti da un campo di gravitazione.” Il nostro fisico non riconoscerà il suo errore se non avrà dei corpi di paragone, in rapporto ai quali egli si muoverà con un movimento accelerato, e a condizione che non dia loro un movimento accelerato di direzione opposta alla sua.

E che cosa osserverà egli se cade invece con