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al professore Hufeland 7

storia del giuoco de’ miei pensieri, i quali contenevano bensì un’importanza subbiettiva (per me), ma non obbiettiva (che vale per ognuno). Se però quest’osservare sè stesso e le percezioni che ne risultano non sono tanto comuni, anzi meritino di chiamare l’attenzione di ognuno, questo difetto di trattener altrui coi proprj sentimenti può per lo meno meritare perdono.

Prima dunque che io ardisca pubblicare il risultamento dell’osservazione su di me stesso sotto l’aspetto dietetico, devo ancora notare qualche cosa sulla maniera con cui il signor Hufeland offre il problema della Dietetica, cioè: l’arte di preseverare dalle malattie, in opposizione della Terapeutica, quella guarirle.

Esso ha per titolo: L’Arte di prolungare la vita umana.

Prende egli la sua denominazione da ciò che gli uomini bramano il più ardentemente, comecchè per avventura possa esser ciò che meno v’abbia a desiderarsi. Eglino bramerebbero volontieri due cose: vivere lungamente, e vivere sani: ma la prima non ha per necessaria condizione l’altra, ed è assoluta. Ancorchè soffra e stenti l’ammalato nello spedale per interi anni, e lo sentiate bramare che la morte ponga un termine ai suoi patimenti... non lo crediate, non la vuole davvero; la ragione gliel detta bensì;