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al professore Hufeland. 25

tata sulla naturale debolezza della vecchiaja, terminerà probabilmente colla vita.

Ed ecco dunque a che conduca l’arte di prolungare la vita umana: di essere finalmente tollerato così fra i viventi, locchè certo non è la più dilettevole situazione1.


  1. Questo risultamento, per poco consolante che sia, è perfettamente giusto, laddove ci facciamo a riflettere ciò che l’uomo è, e ciò ch’esser debba nel senso perfetto. Ma lo stesso esempio dell’esimio autore ci dà una prova parlante di ciò che l’uomo può essere ancora pegli altri, tosto che la ragione è la sua legislatrice, come n’era qui il caso. E supposto anche che tale obbiettiva e civica esistenza mancasse del tutto, non ci sono pur sacre e pregevoli le reliquie di un bell’edifizio? non ci servono esse quali memorie del passato, quali cenni per l’avvenire, qual dottrina, qual esempio?

    (Nota del T.)