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16 | Lettera di Emanuele Kant |
II.
Del sonno.
Quanto i Turchi dicono, dietro i loro principj della predestinazione, sulla moderazione, cioè che in sul principio del mondo sia stato ad ognuno misurata la porzione di quanto abbia a mangiare nella vita, e che laddove ne divori la parte destinatagli in gran porzioni, deve far conto su un tempo più breve di mangiare, e quindi di essere, può servir eziandio di regola, che da principio ad ognuno sia destinata dalla sorte la propria porzione di sonno, e che colui il quale ne’ suoi anni virili abbia concesso troppo (più del terzo) al sonno, non possa ripromettersi di dormir molto tempo, cioè di vivere ed invecchiare. Colui che godendo dolcemente il sonno, gli concede più della terza parte della sua vita, calcola assai male riguardo alla quantità di essa vita medesima. Siccome dunque difficilmente vi sarà un uomo, il quale brami che il sonno non sia in generale un bisogno per esso (dal che risulta essergli il viver lungamente, un lungo tormento, del quale ne risparmia tanto quanto ne trascorre dormendo), così sarà più opportuno, sì pel sentimento che per la ragione, di mettere affatto da un canto questa terza parte,