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il globo che abitiamo. Probabilmente occupò caso in principio uno spazio maggiore, e si è ristretto di poi al presente volume.

Se questa non fosse l’ultima; se l’attrazione, la quale opera sempre uniformemente, continuasse incessantemente a restringerlo, di modo che dopo secoli o migliaja di secoli si diminuisse, potrebbe la diecimilionesima parte del quadrante tenersi per misura stabile, invariabile, facile a trovarsi e conveniente a tutte le nazioni? Non sono, secondo tutt’ i tentativi finora fatti, i meridiani tanto diversi come i piedi degli uomini? E se ciascuno per sè stesso è ancora variabile, come se ne dedurrà qualche cosa di durabile?

Possiamo evitare la differenza dei meridiani col tenersi ad un solo, misurarlo esattamente, e contentarci di prendere le parti per la misura fondamentale. Il cambiamento di sua figura non è sì pronto ad accadere, anzi richiederebbesi un tempo considerabile per seguirne uno notabile. Egli è da desiderare che niun odio nazionale, nessuna invidia o gelosia induca i popoli a non ravvisare i grandi ed estesi vantaggi che ci promette ma tale riforma ragionevole, degna del co-