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mento del mare, il quale si ruppe in piccole onde corte. Spirò pure un venticello leggero, ma tanto incostante, che in un quarto d’ora soffiò da tutte le bande. La prima colonna meridionale durò più di tutte; la settentrionale fu la più vicina a noi, e nel suo movimento meridionale parve di volere avvicinarsi ancora di più. Ma la differenza poc’anzi accennata dell’andamento fra la parte superiore ed inferiore della colonna, cagionò finalmente la totale sua distruzione, scoppiando per la sua grande estensione. Eravamo ancora occupati di questo spettacolo, quando tutto ad un tratto, alla distanza di 500 tese alla diritta del vascello, uno spa- zio di 50 in 60 tese di diametro sulla superficie del mare venne violentemente agitato. Le onde corte si precipitavano rapidamente verso il centro di questo spazio, ove si perdevano a modo di vapore, e s’aggiravano in linee spirali, montando verso le nuvole. Alla vicinanza di questo vapore è indubitatamente da attribuirsi il non aver potuto vedere la colonna che dovè formarsi. Durante tal fenomeno sentimmo uno strepito simile al mormorio delle cadute di acqua nelle prnfonde valli. Lo spazio mosso