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giorni, e quivi si sia nutrito di pesci crudi, è sicuramente alterato al segno, che non merita alcuna fede. Spesse volte nuotò egli in qualità di messo verso le isole del circondario, ai porti vicini, e raggiunse bastimenti che passarono innanzi la Sicilia, dando loro o prendendo notizie da essi: egli s’arrischiò di entrare nel mare in tempo di burrasca, anche quando i marinai non l’osarono; ma finalmente vi peri. Il re di Napoli Federico,| della casa di Svevia, lo fece discendere nel tanto rinomato vortice dal Faro di Messina: dicesi, che la prima volta abbia riportato, dopo tre quarti d’ora, un boccale d’oro che vi fu gettato, facendo un rapporto al re della situazione del vortice; ma la seconda volta non comparve più. Circostanze più minute riguardanti questo uomo trovansi nella raccolta degli scrittori della Sicilia, pubblicata dal canonico D. Antonio Mongitore a Palermo nel 1743. Merita ancora di essere esaminato, quanto sia vera la storia del moderno marangone Francesco De la Vega, nato a Lierquanes nel vescovato di Burgos. Questi nel 1674 andò a bagnarsi all’età di 15 anni; si precipitò capovolto nell’acqua, e più non ritornò. Nel 1679 alcuni pesca-