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sezione prima - dello spazio 73

sibilità. La forma costante di questa recettività, che chiamiamo sensibilità, è condizione necessaria di tutti i rapporti, in cui gli oggetti sono intuiti come fuor di noi; e, se si astrae da questi oggetti, essa è una intuizione pura, che porta il nome di spazio. Poichè le condizioni particolari della sensibilità non possiamo farle condizioni della possibilità delle cose, ma solo dei loro fenomeni, così possiamo ben dire, che lo spazio abbraccia tutte le cose che possono apparirci esternamente, ma non tutte le cose in se stesse, possano esse esser intuite o no da qualsivoglia soggetto. Giacchè noi non possiamo punto giudicare delle intuizioni di altri esseri pensanti, se esse sieno o no legate alle stesse condizioni che limitano la nostra intuizione, e che sono per noi universalmente valide. Che se al concetto del soggetto aggiungiamo la restrizione di un giudizio, allora il giudizio vale incondizionatamente. La proposizione «tutte le cose sono l’una accanto all’altra nello spazio», vale con la restrizione che per cose s’intenda gli oggetti della nostra intuizione sensibile. Ma, se aggiungo al concetto la condizione, e dico: «le cose come fenomeni esterni sono l’una accanto l’altra nello spazio», questa legge vale universalmente e senza restrizione. Le nostre osservazioni dunque c’insegnano la realtà (cioè, la validità oggettiva) dello spazio, rispetto a tutto ciò che può venirci innanzi nel mondo esterno come oggetto; e a un tempo l’idealità dello spazio, rispetto alle cose, se dalla ragione esse siano considerate in se stesse, cioè senza riguardo alla natura del nostro senso. Noi affermiamo dunque la realtà empirica dello spazio (rispetto a tutta la esperienza esterna possibile), e nondimeno l’idealità trascendentale di esso, ossia che lo spazio non è più nulla, appena prescindiamo dalla condizione della possibilità di ogni esperienza, e lo assumiamo come qualcosa che stia a fondamento delle cose in se stesse.

Oltre lo spazio, non c’è nessun’altra rappresentazione soggettiva che si riferisca a qualcosa di esterno, e che possa dirsi a priori oggettiva. Giacchè da nessun’altra, come