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sezione prima - dello spazio 69

contiene quello che rappresenta il concetto come dato a priori.

1. Lo spazio non è un concetto empirico, ricavato da esperienze esterne. Infatti, affinchè certe sensazioni vengano riferite a qualcosa fuor di me (cioè a qualcosa in un luogo dello spazio diverso da quello in cui mi trovo io), e affinchè io possa rappresentarmele come esterne e accanto1 le une alle altre, quindi non solo differenti ma anche in luoghi differenti, deve esserci già a fondamento la rappresentazione dello spazio. Pertanto, la rappresentazione dello spazio non può esser nata per esperienza da rapporti del fenomeno esterno; ma l’esperienza esterna è essa stessa possibile, prima di tutto, per la detta rappresentazione.

2. Lo spazio è una rappresentazione necessaria a priori, la quale sta a fondamento di tutte le intuizioni esterne. Non si può mai formare la rappresentazione che non vi sia spazio, sebbene si possa benissimo pensare che in esso non si trovi nessun oggetto. Lo spazio vien dunque considerato come la condizione della possibilità dei fenomeni, non come una determinazione dipendente da essi; ed è una rappresentazione a priori, la quale è necessariamente a fondamento di fenomeni esterni2.

3. Lo spazio non è un concetto discorsivo o, come si dice, universale dei rapporti delle cose in generale, ma una



  1. «e accanto», aggiunta della 2ª edizione.
  2. Seguivano qui nella 1ª edizione alcune illustrazioni, rimaneggiate ed estese alquanto al principio del seguente numero 3, nella 2ª edizione. Giova riferirle: «3. Su questa necessità a priori si fonda la certezza apodittica di tutti i principii geometrici e la possibilità delle loro costruzioni a priori. Se infatti questa rappresentazione dello spazio fosse un concetto ottenuto a posteriori, ricavato dalla generale esperienza esterna, i primi principii della determinazione matematica non sarebbero altro che percezioni. Avrebbero cioè tutta la contingenza della percezione, e non sarebbe perciò necessario che fra due punti ci sia solo una linea retta, ma dovrebbe insegnarcelo ogni volta di nuovo l’esperienza. Ciò che è derivato dall’esperienza, ha inoltre solo una universalità relativa, cioè per induzione. Si potrebbe dire soltanto: per quanto si è osservato sino ad ora, non si è trovato uno spazio che avesse più di 3 dimensioni». Ai numeri seguenti 3 e 4, corrispondevano nella 1ª edizione i numeri 4 e 5.