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introduzione 57

scere compiutamente la sua propria capacità rispetto agli oggetti, che le si possono presentare nella esperienza, deve diventar facile determinare in modo completo e sicuro l’ambito e i limiti del suo uso al di là di tutti i confini dell’esperienza.

Si può dunque, anzi si deve far conto che non sieno mai esistiti i tentativi fatti sino ad ora per creare dommaticamente una metafisica; perchè quel che vi è in questa o in quella di analitico, cioè la semplice scomposizione dei concetti che giacciono a priori nella nostra ragione, non costituisce punto lo scopo, ma solo un preparativo per la vera metafisica, per estendere, cioè, sinteticamente la sua conoscenza a priori; e a questo essa1 non basta; poichè mostra solo ciò che è contenuto nei concetti, ma non come noi siamo pervenuti a priori a tali concetti, acciò si possa in conseguenza determinare il loro legittimo uso rispetto agli oggetti di ogni conoscenza in generale. E basta anche soltanto una piccola dose di abnegazione per rinunziare a queste pretese, giacchè le incontestabili contraddizioni della ragione con se stessa, inevitabili in un procedimento dommatico, già da molto tempo han gettato il discredito sulla metafisica passata. Piuttosto sarà necessaria molta costanza per non lasciarsi rimuovere per nessuna difficoltà intrinseca lo sviluppo rigoglioso e fecondo di una scienza indispensabile all’umana ragione; una scienza della quale si potranno tagliare i rami che ne son venuti fuori, ma non mai svellere le radici, con un’altra trattazione del tutto opposta alle precedenti.



  1. La scomposizione dei concetti.