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prefazione a questa traduzione v

notizia di un lavoro, a cui attendeva, dal titolo: I limiti della sensibilità e della ragione; il quale doveva non solo trattare dei concetti fondamentali e delle leggi concernenti il mondo sensibile, ma contenere anche «un abbozzo di quel che costituisce la natura della dottrina del gusto, della metafisica e della morale»; poichè gli sembrava di grande utilità, non soltanto per la filosofia, ma anche pei fini più importanti dell’umanità in generale, che si sappia distinguere bene tra ciò che appartiene alla natura degli oggetti; e che si conosca esattamente «ciò che riposa sui principii soggettivi dei poteri dell’anima umana, non solo del senso, ma dello stesso intelletto»1. I diversi problemi fondamentali — osserva a proposito di questa lettera il Fischer2 — sono raccolti qui tutti insieme nel disegno d’una sola opera, che avrebbe abbracciato così la materia di tutte le tre Critiche.

Ma, ben presto, dalla nebulosa si cominciò a staccare, com’era naturale, e pigliar corpo a sè la questione fondamentale: la teoretica. In una importantissima lettera, del 21 febbraio 1772, Kant scrive allo stesso Herz: «Percorrendo col pensiero la parte teoretica in tutta la sua estensione nei rapporti reciproci de’ varii elementi tra loro, mi sono accorto, che a me manca tuttavia qualcosa d’essenziale, a cui, come gli altri, nè anche io, nel corso delle mie ricerche metafisiche, avevo posto mai attenzione, e che in realtà è la chiave di tutto il segreto della metafisica rimasta finora un mistero. Io, cioè, mi sono chiesto: su quale base è fondato il rapporto di ciò, che si dice in noi rappresentazione, con l’oggetto?»3. Questo rapporto non si spiega per via naturale, considerando i nostri concetti come cause o come effetti degli oggetti. La spiegazione sovrannaturale suppone un’illuminazione divina (Platone, Malebranche) o un’armo-



  1. Vedi Kant, Briefwechsel, in Gesammelte Schr. hg. v. d. k. preuss. Ak. d. Wiss. zu Berlin, Bd. X, p. 117.
  2. I. Kant (Gesch d. n. Philos. Bd. IV), I, 72.
  3. Briefw., X, 124.

Kant, Ragion pura ii