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44 introduzione

III1

La filosofia ha bisogno di una scienza, che determini la possibilità, i principii e l’ambito di tutte le conoscenze a priori.

Ciò che vuol dire anche più di tutto quel che precede, è questo: che certe conoscenze escono affatto dal campo di tutte le possibili esperienze, e han l’apparenza di allargare l’ambito dei nostri giudizi al di là di tutti i limiti dell’esperienza per mezzo di concetti, a cui non si può dare in nessuna parte di essa un oggetto corrispondente.

E proprio in queste ultime conoscenze, che trascendono il mondo sensibile, e per le quali l’esperienza non può dare in niun modo nè una guida nè un controllo, consistono le investigazioni della nostra ragione che noi riteniamo d’importanza di gran lunga più alta, e la loro meta molto più sublime di tutto ciò che possa insegnarci l’intelletto nel campo dei fenomeni; tanto che noi, a costo di cader in errore, tutto tentiamo anzi che rinunziare a così interessanti ricerche per una ragione qualunque di dubbio, o per dispregio e indifferenza. Questi inevitabili problemi della ragion pura sono Dio, la libertà e l’immortalità. La scienza, poi, il cui scopo finale è con tutti gli sforzi indirizzato propriamente soltanto alla soluzione di essi, si chiama metafisica; cioè, senza un esame preliminare della potenza o impotenza della ragione a una sì grande impresa, essa ne prende l’impegno piena di confidenza2.

Ora pare in verità naturale che, appena abbandonato il terreno dell’esperienza, non si possa subito, con le cono-



  1. Questo paragrafo, tolti i pochi periodi tradotti nella nota precedente, e poche e quasi insignificanti aggiunte e correzioni, riproduce il paragrafo I della 1ª edizione.
  2. Questo capoverso: «Questi inevitabili... l’esecuzione», è un’aggiunta della 2ª edizione.