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introduzione 41

mente dall’esperienza, ma da una regola universale che noi tuttavia abbiamo pur ottenuto dalla esperienza. Così di uno che ha scavato le fondamenta della sua casa, si dice che avrebbe potuto sapere a priori che questa sarebbe caduta; cioè, egli non avrebbe dovuto aspettare l’esperienza che crollasse di fatto. Se non che, egli non avrebbe potuto saperlo interamente a priori; perchè, che i corpi sieno pesanti e quindi cadano se si sottraggono loro i sostegni, doveva pure essergli noto già per esperienza.

Noi dunque intenderemo in seguito per conoscenze a priori non conoscenze siffatte che abbian luogo indipendentemente da questa o da quell’esperienza, ma che non dipendano assolutamente da nessuna esperienza. Ad esse son contrapposte le conoscenze empiriche, o tali che sono possibili solo a posteriori, cioè per esperienza. Ma, delle conoscenze a priori, si chiamano pure quelle, cui non è commisto punto nulla di empirico. Ad esempio, la proposizione: «ogni cangiamento ha la sua causa» è sì una proposizione a priori, ma non pura, perchè cangiamento è concetto che può essere ricavato solo dall’esperienza.


II

Noi siamo in possesso di certe conoscenze a priori e nè anche il senso comune ne è mai privo.

Si tratta ora di cercare il segno, per cui ci sia dato distinguere con sicurezza una conoscenza pura da una empirica. L’esperienza c’insegna in verità che qualche cosa è fatta in questo o quel modo, ma non che non possa essere altrimenti. Se c’è dunque, in primo luogo, una proposizione che vien pensata insieme con la sua necessità, essa è un giudizio a priori; se, oltre a ciò, la proposizione non deriva se non da un’altra, che essa stessa a sua volta abbia valore di proposizione necessaria, in tal caso è assolutamente a priori. In secondo luogo, l’esperienza non