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prefazione a questa traduzione iii

tuendo la vita e propria esperienza. Dall’uso logico si distingue bensì l’uso reale dell’intelletto; il quale non serve più all’elaborazione concettuale della conoscenza sensibile, ma alla produzione d’una conoscenza nuova, indipendente dall’esperienza: la metafisica, che è la dottrina del puro intelletto o delle idee pure («possibilità, esistenza, necessità, sostanza, causa, ecc. coi loro contrarii, anzi correlati»): le quali non derivano dall’esperienza, anzi costituiscono la natura stessa dell’intelletto puro, e quindi le sue leggi necessarie operanti inconsapevolmente nello stesso uso logico per la costituzione dell’esperienza. Questa dottrina delle idee pure, o intellezione reale, dà la conoscenza delle cose in sè o dei noumeni, il cui principio è Dio.

L’intelletto puro è, insomma, nel suo uso reale, la ragion pura, di cui si occuperà la critica posteriore; e la possibilità o meno della sua intellezione reale (per la quale, fin dal 1770, Kant vede che si richiederebbe un’intuizione intellettuale analoga a quella sensibile, che fornisce la materia prima della esperienza), resta il problema, su cui Kant si travaglierà per un intero ventennio: e la cui soluzione, iniziata nel 1781 con la Critica della ragion pura, si compie nel 1790 con la Critica del giudizio. Tra queste due critiche si collochi la Critica della ragion pratica (1788): e si ha la trilogia del criticismo kantiano; della quale i Prolegomeni a ogni futura metafisica che potrà presentarsi come scienza (1783), la Fondazione della metafisica dei costumi (1785), i Principii metafisici della fisica, la polemica con l’Eberhard Intorno a una nuova scoperta, secondo la quale ogni nuova critica della ragion pura sarebbe resa inutile da una più antica (1790), la Religione dentro i limiti della semplice ragione (1793), i Principii metafisici della dottrina del diritto con i Principii metafisici della dottrina della virtù (1797), la già ricordata Antropologia, con altri scritti minori e postumi, sono rimaneggiamenti parziali, chiarimenti, appendici, svolgimenti particolari; che non aggiungono, per altro, nè modificano alcuna parte sostanziale del pensiero esposto nella detta trilogia.