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prefazione a questa traduzione xvii

studio di renderne il pensiero in buon francese e libero dalle oscurità frequenti nella espressione troppe volte arruffata di Kant. La traduzione di un’opera di filosofia s’imprende in servigio di chi ignori la lingua originale, e non per schiarimento e commento del pensiero che essa contiene; al qual uopo gioverà piuttosto un’esposizione analitica. Le difficoltà, che incontra chi legge il testo originale, devono essere tutte presentate a chi è costretto a leggere la traduzione, ma ha interesse di veder rispecchiato in questa, quanto più fedelmente è possibile, in tutti i suoi particolari, l’atteggiamento dato dallo scrittore al proprio pensiero.

Questo criterio han seguito gli autori della nuova traduzione francese, A. Tremeysagues e B. Pacaud1. I quali, pertanto, non hanno esitato, all’occorrenza, a foggiar parole affatto nuove al francese pur di rendere con la più precisa analogia lessicale la terminologia kantiana: traducendo, p. es., anschauen con intuictionner; e non mancando di far seguire tra parentesi il termine tedesco al francese, dove questo potesse corrispondere a più d’una parola tedesca come principe per Princip e Grundsatz, objet per Obiect e Gegenstand, ecc.

Per questa cura scrupolosa di rendere fedelissimamente tutti i particolari della espressione kantiana il Tremeysagues e il Pacaud avrebbero fatto opera eccellente senza l’arbitraria costituzione del testo, da essi seguita, come fu sopra notato. Nè può dirsi che nella stessa traduzione non siano incorsi anch’essi qua e là in disavvertenze, le quali dimostrano soltanto come in questa specie di lavori, per sforzi che si faccia di accuratezza, non è dato mai di toccare la perfezione. Così, nelle parti che a me è accaduto di riscontrare più minutamente, a pag. 240 alla fine del secondo Remarque si traduce «als empirischer (spazieg-



  1. Crit. de la rais. pure, Nouv. tr. franç. avec notes; Préf, de A. Hannequin, Paris, Alean, 1905.