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158 logica trascendentale

tetica appunto ha la sua sede nell’intelletto — se faccio astrazione dalla forma dello spazio; ed è la categoria della sintesi dell’omogeneo in una intuizione in generale, ossia della quantità, alla quale perciò quella sintesi dell’apprensione, cioè, la percezione, dev’essere assolutamente conforme1.

Se io (per un altro esempio) percepisco il congelarsi dell’acqua, apprendo due stati (liquido e solido) come tali che stanno tra loro in una relazione di tempo. Ma nel tempo, posto da me a base del fenomeno, come intuizione interna, mi rappresento l’unità sintetica necessaria del moltpelice, senza la quale quella relazione non potrebbe esser data determinatamente in una intuizione (rispetto alla successione). Ma questa unità sintetica, come condizione a priori, in cui unifico il molteplice di una intuizione in generale — astraendo dalla forma costante della mia intuizione interna, il tempo — è la categoria di causa, per la quale io, quando l’applico alla mia sensibilità, determino, rispetto alla relazione, tutto ciò che succede nel tempo. L’apprensione dunque di un tale avvenimento, e insieme l’avvenimento stesso, secondo la percezione possibile, sottostà al concetto di relazione di effetto e causa; e così in tutti gli altri casi.

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Le categorie sono concetti che prescrivono leggi a priori ai fenomeni, e perciò alla natura come insieme di tutti i fenomeni (natura materialiter spectata); e, poichè esse non sono derivate dalla natura e non si regolano su di essa come loro modello (chè altrimenti sarebbero semplicemente empiriche), si domanda come sia da intendere, che la na-



  1. In questo modo si dimostra, che la sintesi dell’apprensione, che è empirica, dev’essere necessariamente conforme alla sintesi dell’appercezione, che è intellettuale e contenuta nella categoria affatto a priori. È una stessa ed unica spontaneità, che lì sotto il nome di immaginazione, qui di intelletto, porta l’unificazione del molteplice dell’intuizione (N. di K.)