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analitica dei concetti 149

Soltanto la nostra intuizione sensibile ed empirica può dar loro senso e significato.

Se si prende dunque come dato un oggetto di una intuizione non sensibile, lo si può liberamente rappresentare per mezzo di tutti i predicati, che stanno già nella supposizione, che ad esso non convenga nulla di appartenente all’intuizione sensibile: che dunque non sia esteso nello spazio, che la sua durata non sia un tempo, che in esso non s’incontri mutazione alcuna (conseguenza delle determinazioni nel tempo), e così via. Se non che, non c’è una speciale conoscenza quando io indico semplicemente come l’intuizione dell’oggetto non è, senza poter dire che cosa vi sia contenuto; giacchè allora io non ho nessuna possibilità di un oggetto rispondente al mio concetto intellettuale puro, poichè non posso avere un’intuizione che gli corrisponda, ma posso dir soltanto che la nostra intuizione non val nulla per esso. Ma quel che è più è, che a un che di simile non potrebbe applicarsi mai una categoria, per es., il concetto di sostanza, cioè di qualche cosa che può esistere come soggetto, e non mai come semplice predicato; poichè io ignoro affatto se possa mai esistere una cosa qualsiasi che corrisponda a tale determinazione di pensiero, finchè una intuizione sensibile non mi porga l’occasione di applicarvela. Ma di ciò meglio in sèguito.


§ 24.

Dell’applicazione delle categorie agli oggetti dei sensi in generale.

I concetti puri dell’intelletto si riferiscono mediante il semplice intelletto ad oggetti dell’intuizione in generale, sia essa la nostra o un’altra qualsiasi, purchè sensibile; ma appunto perciò essi sono semplici forme del pensiero, con cui ancora non è conosciuto nessun oggetto