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142 logica trascendentale

molteplice nell’unità della coscienza, del quale ha bisogno l’intelletto umano, che pensa semplicemente, e non intuisce. Ma è inevitabile il primo principio per l’intelletto umano, di guisa che esso non può farsi nemmeno la più piccola idea di un altro possibile intelletto, che o intuisse da sè senz’altro, o possedesse una intuizione sensibile, ma di diversa natura di quella, che è a fondamento dello spazio e del tempo.


§ 18.

Che cosa sia l’unità oggettiva della autocoscienza.

L’unità trascendentale dell’appercezione è quella, per la quale tutto il molteplice dato in una intuizione è unificato in un concetto dell’oggetto. Perciò essa si chiama oggettiva, e dev’esser distinta dall’unità soggettiva della coscienza, che è una determinazione del senso interno, onde quel molteplice dell’intuizione è dato empiricamente per una tale unificazione. Se io possa empiricamente esser consapevole del molteplice, come simultaneo o come successivo, dipende da circostanze o da condizioni empiriche; quindi l’unità empirica della coscienza per mezzo dell’associazione delle rappresentazioni stesse, riguarda un fenomeno, ed è al tutto accidentale. Al contrario, la ofrma pura dell’intuizione nel tempo, semplicemente come intuizione in generale, che contiene una molteplicità data, sottostà alla unità originaria della coscienza esclusivamente per il rapporto necessario del molteplice dell’intuizione all’unico «Io penso»; perciò per la sintesi pura dell’intelletto, che a priori sta a base dell’empirica. Soltanto quell’unità è oggettivamente valida; l’unità empirica, invece, dell’appercezione, che qui noi non esaminiamo, e che solo sotto condizioni date deriva in concreto dalla prima, ha un valore soltanto soggettivo. Uno collega la rappresentazione d’una certa parola con una certa cosa,